Il rendimento del BTp a 10 anni è sceso al 4,30% oggi, facendo così stringere lo spread con il Bund della medesima scadenza in area 185 punti base. Venerdì sera, S&P ha confermato il rating BBB con outlook stabile per il debito pubblico italiano. L’agenzia ha notato che il governo Meloni ha adottato una politica fiscale improntata alla “prudenza” e “pragmatica”, sul solco del governo Draghi. Ha altresì avvertito che l’assenza di riforme, specie legate ai fondi europei, può impattare negativamente sulla crescita del PIL e, quindi, sulla sostenibilità del nostro debito.
Il giudizio era quasi scontato, ma ha fatto specie sui mercati che qualcuno abbia messo nero su bianco che i primi passi del governo di centro-destra siano stati compiuti all’insegna del rigore sui conti pubblici. Ad ogni modo, il saliscendi dei titoli di stato sui mercati ha creato opportunità di guadagno svariate in questi mesi. Prendiamo proprio il BTp a 10 anni. All’inizio del 2023, la quotazione del bond con scadenza 1 maggio 2033 e cedola 4,40% (ISIN: IT0005518128) stava sotto 97 centesimi. Già nelle prime settimane di gennaio si era avvicinata a 105. Oggi, supera di poco 101. In ogni caso, un guadagno del 4,30% al lordo dell’imposta (3,79% netto).
BTp a 10 anni, rendimento netto reale 5%
In questi quattro mesi scarsi, poi, l’obbligazionista ha maturato gran parte della cedola in pagamento tra una settimana e pari al 2,20% lordo. Il rateo attivo sarebbe stato dell’1,385%, corrispondente all’1,21% netto. Sommando questo rateo alla plusvalenza realizzata per il caso di rivendita del titolo sui mercati, otteniamo il 5% netto tondo. Eh, ma c’è l’inflazione! Nei mesi considerati, l’indice FOI è sceso dal 118,2 di dicembre al 118 di marzo. Non è chiaramente ancora disponibile il dato preliminare di aprile. In ogni caso, a meno di registrare improbabili forti accelerazioni proprio in questo mese, la crescita dei prezzi al consumo risulta essere stata nulla.
Tirando le somme, il BTp a 10 anni ha offerto un rendimento netto del 5% dall’inizio di quest’anno. Nello stesso arco di tempo, l’inflazione è stata zero. Ne consegue che quel 5% è anche reale. In meno di quattro mesi, quindi, avremmo avuto modo di portare a casa un rendimento di tutto rispetto. Certo, se la stessa somma l’avessimo investito sulla borsa italiana, in media avremmo ottenuto un guadagno netto del 12%, senza considerare le eventuali cedole staccate dalle società quotate in borsa. Ma i due asset non sono direttamente comparabili, riflettendo una propensione al rischio assai differente. Chi acquista titoli di stato, lo fa per avere un rendimento certo senza grossi batticuori, anche se spesso inevitabilmente inferiore a quello offerto dal mercato azionario.