Ieri, il Tesoro ha collocato all’asta titoli di stato per complessivi 6,25 miliardi di euro. Erano tre i bond offerti e la nostra attenzione in questo articolo è rivolta al BTp a 5 anni, scadenza 1 dicembre 2027 e cedola fissa lorda 2,65% (ISIN: IT0005500068). La cifra raccolta è stata di 2,75 miliardi, il massimo della forchetta di 2,25-2,75 miliardi, a fronte di ordini per 4,07 miliardi. Il rendimento esitato è stato del 4,113% sulla base di un prezzo di aggiudicazione di 93,43 centesimi. Non era mai stato così alta per una scadenza quinquennale sin dall’agosto del 2012.
L’asta è arrivata in una fase molto delicata per il mercato sovrano. Non solo ci sono state le elezioni politiche italiane domenica scorsa, le quali hanno ampliato lo spread con i titoli tedeschi. La situazione generale nell’Eurozona si rivela alquanto negativa, tant’è che mercoledì il Bund a 10 anni ha toccato il 2,34%.
BTp a 5 anni e inflazione a confronto
Il rendimento del BTp a 5 anni si mostra interessante, anche perché otteniamo oltre il 4% per un investimento di durata media. Ma in tempi d’inflazione verso la doppia cifra – vedasi ieri il dato del Land tedesco del Nord-Reno Vestfalia al 10,1% a settembre – qualche conticino dovremmo pur farcelo per non incappare in una spiacevole sorpresa. Noi abbiamo cercato di prendere spunto dal BTp Italia 2027, che ieri offriva un rendimento reale di 1,33%. Lo spread con il quinquennale con cedola fissa ci esita un’inflazione media annua attesa nell’ordine di quasi il 2,80% da qui al 2027.
Dunque, il rendimento reale netto del BTp a 5 anni sarebbe di circa lo 0,80%. In ogni caso, il potere di acquisto sarebbe salvo. E non è poco. Se crediamo, però, che il tasso d’inflazione medio nel prossimo quinquennio sarà superiore al 2,80%, potremmo essere attratti proprio dal BTp Italia 2027.
Potremmo prendere in considerare tale investimento anche nell’ottica di maturare un guadagno in conto capitale nel caso di risalita dei prezzi. Se il rendimento scendesse attorno al valore della cedola e, quindi, la quotazione si portasse a 100, inseriremmo in portafoglio un asset con plusvalenza potenziale netta del 6%. Resterebbe da vedere se e quando ciò accadrebbe. Per il momento non c’è spazio all’ottimismo di maniera. Il trend sull’obbligazionario globale non mostra segnali di imminente ripresa.