Lo spread è ormai prossimo ai 140 punti, soglia superata nel periodo di Natale. Da settimane, i rendimenti sovrani italiani stanno risalendo e sul tratto a 10 anni sfiorano l’1,30%, ai massimi dall’estate 2020. Ad essersi deprezzati maggiormente sono stati i BTp a 50 anni, pagando per l’elevata durata residua dei titoli. Sono due le scadenze a cui facciamo riferimento: il bond 1 marzo 2072 (ISIN: IT0005217390) e il bond 1 marzo 2067 (ISIN: IT0005441883).
In appena tre settimane, hanno perso entrambi all’incirca il 9%. Ma le perdite sono state ancora più elevate rispetto ai massimi toccati nel mese di agosto dello scorso anno: -13,5% e -14%.
In effetti, il BTp a 50 anni con scadenza nel 2072 ha visto salire il rendimento netto offerto negli ultimi cinque mesi dello 0,54% netto, qualcosa come oltre il 27% cumulato da qui alla data di rimborso. E siamo sul +0,57% netto per la scadenza 2067, pari a quasi il 26% complessivo. In pratica, chi avesse acquistato questi bond ad agosto, oggi avrebbe in portafoglio titoli meno remunerativi di oltre il 25% in entrambi i casi rispetto a chi li avesse acquistati questo venerdì.
BTp a 50 anni, prezzi ancora in calo
Il deprezzamento non è finito. Esso proseguirà per varie ragioni: in primis, perché l’inflazione si è portata ai massimi da anni o decenni nel mondo avanzato e gli obbligazionisti iniziano a pretendere rendimenti nominali più alti per proteggersi dalla perdita del potere d’acquisto. Secondariamente, perché il mercato sta scontando condizioni monetarie future meno accomodanti, tra cui minori acquisti dei bond e rialzo dei tassi da parte delle principali banche centrali.
Allo stato attuale, con rendimenti netti rispettivamente al 2,24% e 2,11%, i due BTp a 50 anni grosso modo proteggono dall’inflazione media annua attesa nel medio-lungo termine. Essa è del 2% per esplicito target della BCE, sebbene nel decennio pre-pandemia fosse stato disatteso al ribasso. Non è detto che in futuro non lo sarà al rialzo.