BTp a 7 anni ultra-liquido, ecco quanto ha reso dall’emissione del 1998

Il BTp a 7 anni è il bond più liquido in circolazione sul mercato sovrano italiano. Ed ecco perché è stato un affare averlo comprato.
2 anni fa
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CcTeu 2031, emissione da 2 miliardi di euro
CcTeu 2031, emissione da 2 miliardi di euro © Licenza Creative Commons

Il fattore liquidità si rivela cruciale per chiunque voglia investire sui mercati finanziari. Prima di acquistare un’azione, un’obbligazione o la quota di un fondo d’investimento, devi chiederti se riusciresti a rivenderla agevolmente. Per capirlo devi guardare, anzitutto, all’importo dell’emissione, vale a dire al numero dei titoli in circolazione moltiplicati per i rispettivi prezzi. Successivamente, meglio dare un’occhiata anche agli spread denaro/lettera, che ci forniscono le distanze tra i prezzi richiesti dai venditori e quelli offerti dall’acquirente per i contratti conclusi.

Più sono alti, maggiori i rischi insiti nell’investimento. Sul mercato sovrano italiano è un BTp a 7 anni a risultare finora il più liquido.

In realtà, parliamo di un bond emesso dal Tesoro con durata iniziale di 31 anni. Solo che era il 1998 e oggi siamo al 2022, per cui la scadenza dell’1 novembre 2029 avverrà tra sette anni per l’appunto. Cedola fissa lorda del 5,25% (ISIN: IT0001278511), ieri ci offriva un rendimento lordo del 3,90% sulla base di una quotazione ancora sopra la pari a circa 108,50.

Perché il BTp a 7 anni è liquido? Di questo bond ne esistono sul mercato per 30,8 miliardi di euro. Un importo enorme. La cedola netta effettiva, cioè rapportata al prezzo di acquisto e scontata la tassazione, equivale al 4,23% del nostro investimento. Bene, seppure inferiore all’inflazione attesa per il prossimo anno dal governo. Sul medio-lungo termine, però, torna a rivelarsi interessante.

BTp a 7 anni batte inflazione

In ogni caso, questo BTp a 7 anni ha perso più del 20% negli ultimi dodici mesi. Ma resta profittevole per quegli obbligazionisti che lo acquistarono all’atto della sua emissione nel 1998 a un prezzo di 99,70 centesimi. Da allora, infatti, hanno potuto incassare cedole nette per oltre il 110% dell’esborso effettuato. E ipotizzando una rivendita del bond ieri, avrebbero anche realizzato una plusvalenza netta dell’8%. In totale, un guadagno di quasi il 120%.

Certo, nel frattempo sono passati ventiquattro anni e c’è tanto potere di acquisto da recuperare. Per l’esattezza l’inflazione cumulata in tutto questo periodo sfiora il 60%. Pertanto, il rendimento netto reale del BTp a 7 anni (oggi) risulta essere stato di circa il 59%. In termini annuali, sfiora il 2,50%.

In altre parole, questo bond è stato capace di offrire all’obbligazionista un rendimento del 2,5% più alto dell’inflazione, tenuto conto dei prezzi di acquisto e della tassazione. Ha assolto appieno la sua funzione di investimento proficuo. E meglio ancora se fosse stato rivenduto ai massimi storici toccati alla fine del 2020, quando la quotazione superò 142. La sola plusvalenza netta sarebbe stata di circa il 38%, pari a circa l’1,5% annuo per un rendimento annuo complessivo superiore al 6%, cioè di oltre il 4% anche al netto dell’inflazione.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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