Lo spread in Italia è salito in area 165 punti base e il rendimento a 10 anni è prossimo al 2%. Tra alta inflazione USA e atteso rialzo dei tassi BCE entro l’anno, sui mercati finanziari c’è stato il terremoto nelle ultimissime settimane. Torna a tenere banco il tema della sostenibilità del debito pubblico italiano, che preoccupa in patria come all’estero. A tale riguardo, il BTp con scadenza 1 agosto 2029 e cedola 3% (ISIN: IT0005365165) sta svolgendo una funzione di segnale per l’intero mercato sovrano tricolore.
Il chief strategist di Danske Bank, Piet Haines Christiansen, ha nei giorni scorsi ricordato come la vita media del debito pubblico italiano sia di sette anni, per cui per capire quale sia l’evoluzione del suo costo dovremmo guardare al BTp 2029, in quanto della durata residua attualmente di quasi sette anni e mezzo. Il bond offre un rendimento in area 1,45%, drasticamente in rialzo da inizio anno, quando rendeva meno dello 0,80%. Secondo il manager, l’Italia sarebbe a rischio nel caso in cui tale bond salisse di rendimento di altri 150 punti base, vale a dire fino a circa il 3%.BTp 2029 bond “benchmark”.
BTp 2029, bond “benchmark”
Per capire perché, bisogna avere dimestichezza con i numeri del debito pubblico. Il suo costo medio nel 2021 era inferiore al 2,5%. Le nuove emissioni, invece, ci sono costate appena lo 0,1%. Questo significa che la spesa per interessi calerà finché anche le nuove emissioni non offriranno rendimenti in linea con il costo medio o cosiddetto implicito. Ora, il BTp 2029 fu emesso agli inizi del 2019 come decennale e debuttò proprio con un rendimento in area 3%. Tuttavia, si trattava di una scadenza di 3 anni più lunga e, soprattutto, il debito pubblico allora era di quasi 20 punti più basso in rapporto al PIL. In questo momento, lo spread tra BTp e Bund a 7 anni si attesta sotto 135 punti, cioè ben meno di quello vigente sui 10 anni.