Domani, il Tesoro emetterà un nuovo bond a 5 anni: il BTp 1 aprile 2026 e zero coupon. La data di regolamento è fissata per il prossimo 1 marzo. L’importo da assegnare varia tra un minimo di 4,5 e un massimo di 5 miliardi di euro. In asta supplementare è previsto un eventuale altro importo da 1,5 miliardi. Resta ancora da assegnare all’emissione il codice ISIN.
Dunque, nessuna cedola verrà erogata all’obbligazionista fino alla data di scadenza. Non è una condizione usuale per l’Italia, ma i tempi sono quelli che sono.
Ieri, la scadenza a 5 anni offriva un rendimento in area 0,06%. Fino al martedì della settimana scorsa, esso giaceva in territorio negativo. Da allora, è risalito appena sopra lo zero risentendo della lievitazione globale dei rendimenti sovrani e corporate, a sua volta frutto della reflazione attesa e del maggiore ottimismo sulle prospettive a breve dell’economia globale. La fuga dai “safe assets”, peraltro da tempo assai poco o per nulla remunerativi, provoca cali dei prezzi e aumenti dei rendimenti.
Il rendimento del BTp€i 2051 è già salito di 10 centesimi, la protezione dall’inflazione è low-cost
BTp 2026 e confronto con l’attuale bond a 5 anni
Tornando al bond di prossima emissione, abbiamo che con ogni probabilità domani il Tesoro otterrà la formazione di un prezzo di poco inferiore alla pari. Fino a una settimana prima, invece, avrebbe potuto confidare persino su una quotazione iniziale sopra la pari, nel quale caso avrebbe incassato più denaro di quello che avrebbe restituito alla scadenza e senza nel frattempo avere pagato alcun tasso d’interesse ai creditori.
Ad ogni modo, parliamo di un costo modestissimo.
A parte l’inflazione, dovete mettere in conto anche l’imposta di bollo dello 0,2% che grava sul conto deposito, il quale deve essere necessariamente aperto per investire in assets finanziari. La base imponibile dell’aliquota è data dal valore di mercato del bond al termine di ciascun trimestre, semestre o anno. Pertanto, rendimenti netti sotto lo 0,2% all’anno equivarrebbero a investire in perdita. E senza tenere neppure conto degli altri costi bancari e dell’inflazione, una tassa nascosta che colpisce il capitale.