Titoli di stato italiani oggetto di copiose vendite nelle ultime settimane e con indubbia accelerazione nell’ultima. La BCE ha fatto capire senza fronzoli che intende svoltare su acquisti di bond e tassi d’interesse. Ed ecco che è partito il “repricing” obbligazionario. Gli spread si allargano, i rendimenti salgono e non solo nell’Eurozona. Il Treasury a 10 anni negli USA offre ormai più dell’1,90%, ai massimi da due anni e mezzo. A questo punto, cosa ne è dei BTp in dollari?
Sappiamo che l’Italia è tornata ad emettere dalla fine del 2019 titoli di stato denominati nella valuta americana.
BTp in dollari, premio su euro in crescita
Dunque, il rendimento in euro è cresciuto molto meno di quello in dollari. Nel frattempo, lo spread con il Treasury si è allargato da 101 a 153 punti base, mentre quello tra BTp e Bund da 133 a 160. Invece, se guardiamo al rendimento extra offerto dal BTp in dollari rispetto a quello in euro a 10 anni, scopriamo che esso sia oggi dell’1,64% contro l’1,46% di inizio anno. Il balzo è stato, dunque, di una ventina di punti.
Cosa vogliono dire questi numeri? Il rischio di credito percepito certamente è salito. Pur non drammaticamente, il costo dei cds a 5 anni per proteggersi contro un evento avverso dei nostri bond sovrani sfiora i 96 punti base, ai massimi da un anno. Ma il fatto che i rendimenti in dollari stiano salendo più velocemente di quelli in euro implica che il mercato si starebbe tutelando contro il rafforzamento del cambio euro-dollaro.