Negli ultimi mesi, pur con il saliscendi di queste ultime settimane, i titoli di stato italiano sono scesi di rendimento. La scadenza decennale era arrivata ad offrire più del 4,10% a inizio luglio dello scorso anno, mentre adesso rende poco più del 3,50%. Ma non è andata altrettanto bene per tutti: il BTp in dollari con scadenza maggio 2051 (ISIN: US465410CC03) ha visto lievitare il rendimento al 6,40% attuale, mentre la quotazione dai massimi di settembre è crollata del 10%. E fino a poche sedute fa, il bilancio era stato ancora più negativo: -12,50%.
Rendimento alto e in aumento
Allo stato attuale, il suddetto BTp in dollari si acquista per 69 centesimi, vale a dire a sconto di quasi un terzo sul valore nominale.
Offre una cedola relativamente elevata del 3,875%. Pertanto, il rendimento immediato e netto garantito dall’incasso della cedola si aggira intorno al 4,90%. Abbastanza elevato. Come mai la quotazione resta bassa e, soprattutto, è andata in picchiata negli ultimi tempi?
Questo BTp in dollari risente delle variazioni del cambio euro-dollaro. Questi è sceso da 1,11 a cui era arrivato a settembre a circa 1,02 di queste ore. Comprarlo è diventato più costoso di circa il 9%, per cui è naturale che la quotazione ne risenta negativamente. Anche perché nello stesso tempo i rendimenti americani sono risaliti lungo la curva dei tassi, paradossalmente in concomitanza con i tagli dei tassi di interesse della Federal Reserve. Questi furono avviati a settembre e l’ultimo risale al mese di dicembre. L’1% cumulativo, che si è scontrato con condizioni macro ostili all’allentamento monetario tra inflazione in ripresa e resilienza economica americana.
Spread in calo
Il BTp in dollari deve necessariamente offrire di più, a parità di spread con il Treasury.
Il differenziale è leggermente sceso da circa 160 a 150 punti base. E questo è in linea con il restringimento dello spread anche con i Bund per le emissioni in euro di almeno 25 punti base nel periodo considerato.
Cosa può accadere nei prossimi mesi? La Fed potrebbe riesumare il taglio dei tassi a marzo dopo la pausa di fine gennaio. Se così, il dollaro s’indebolirebbe e i rendimenti americani tornerebbero a scendere. A beneficiarne sarebbe proprio il BTp in dollari, che vedrebbe salire la quotazione per due ragioni: il suo costo effettivo (in dollari) risulterebbe inferiore e, a parità di spread, il suo rendimento si contrarrebbe. Può benissimo accadere lo scenario opposto, nel caso in cui l’inflazione americana sorprendesse ancora al rialzo e i mercati patissero le incertezze legate alla politica sui dazi dell’amministrazione Trump.
BTp in dollari, premio in crescita sull’emissione in euro
A rilevare sarà ancora una volta la divergenza monetaria con la Banca Centrale Europea. Più i tassi europei divergeranno da quelli americani e più a lungo il dollaro resterà forte contro l’euro. I BTp in dollari ne risentirebbero negativamente. Da notare come la scadenza in euro del 2041 offra il 4%, cioè il 2,40% in meno di quella in valuta americana. A settembre, lo spread tra i due titoli era di circa l’1,80%.
Il premio dell’emissione in dollari è lievitato, segno che l’euro si è nel frattempo deprezzato.