Meno di un mese fa, il Tesoro emetteva il BTp Futura 2037 (ISIN: IT0005442097), il terzo di questo genere in 9 mesi. Raccoglieva poco meno di 5,5 miliardi di euro, sotto i livelli della precedente emissione di novembre. Da allora, l’andamento del mercato obbligazionario è stato negativo. I timori di reflazione hanno ceduto il passo alle certezze, conclamate dai dati di aprile negli USA e nell’Eurozona. I rendimenti sono decisamente risaliti lungo la curva, se è vero che ormai si pronostica un Bund a 10 anni allo zero percento da qui a non molto.
E il BTp Futura 2037? L’ultimo giorno di collocamento fu il 23 aprile scorso. Il rendimento esitato è stato dell’1,4%. A tanto ammontava la cedola media ponderata, a fronte di un’emissione alla pari. Tuttavia, la quotazione ha registrato un netto calo sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana. Stamane, si attestava a 95,62 centesimi: -4,38% in meno di un mese. Per contro, il rendimento è salito all’1,74% lordo. Rispetto al collocamento, il BTp Futura 2037 rende più di un terzo di punto percentuale.
Sul mercato secondario abbiamo un titolo di simile durata, ma con cedola fissa e unica fino alla scadenza. E’ il BTp marzo 2037 e cedola 0,95%. Oggi, offre un rendimento dell’1,62%. Ciò significa che lo spread tra i due bond si attesta a 12 punti base a sfavore del BTp Futura 2037. A fine collocamento, il BTp marzo 2037 rendeva l’1,31%. Da allora, perde quasi il 4%, comunque meno del bond retail, rispetto al quale ha guadagnato posizioni. In effetti, meno di un mese fa lo spread si attestava a 9 punti.
Il mercato non sembra gradire appieno il BTp Futura 2037, così come i due titoli retail che lo hanno preceduto. Il premio preteso dagli obbligazionisti ha a che fare con la struttura delle cedole step up e la scarsa presenza del canale istituzionale.