Inizia ad aprirsi il sipario sulla prima emissione di BTp Futura, che avverrà dal prossimo 6 luglio. Oggi, il Tesoro ha comunicato la durata, indicata nelle settimane scorse tra un minimo di 8 e un massimo di 10 anni. Ebbene, qualche ora fa ci ha ufficializzato che il bond avrà durata decennale. Esso corrisponderà cedole crescenti nel tempo (cosiddette “step-up”). In particolare, ci sarà un primo tasso d’interesse fisso per i primi 4 anni, un secondo più alto per i successivi 3 anni e, infine, un terzo ancora più alto per gli ultimi 3 anni.
BTp Futura, attenti ai rischi subito dopo l’emissione
Alla scadenza, sarà riconosciuto un premio minimo dell’1% e fino a un massimo del 3% del capitale investito, in base all’andamento del pil nominale registrato dall’ISTAT per il decennio considerato, a quanti avranno acquistato il BTp Futura in fase di collocamento e lo deterranno fino alla scadenza. Tra le altre novità, il Tesoro ci ha fatto sapere che i tassi cedolari saranno comunicati in data 3 luglio e potranno essere rivisti solamente al rialzo al termine del collocamento. Tuttavia, il primo tasso resterà uguale, mentre eventualmente saranno modificati i due successivi.
Sempre Via XX Settembre comunica che il collocamento non prevederà alcun tetto agli ordini, fermo restando che esso possa essere chiuso in anticipo di 1-2 giorni. Rispetto al termine ultimo delle ore 17.30 di venerdì 10 luglio, infatti, può essere concluso alle 17.30 di mercoledì 8 o alle 17.30 di giovedì 9. In altre parole, i risparmiatori avranno la certezza di tre giornate piene loro dedicate e nel corso delle quali potranno comunicare al server del Tesoro i loro ordini. L’emissione avverrà alla pari (prezzo 100) e le successive negoziazioni saranno possibili sul MoT di Borsa Italia.
L’evoluzione delle cedole
Riepilogando, abbiamo un BTp di 10 anni e con cedole semestrali che diverranno crescenti dopo il quarto anno.
BTp Futura e Buoni fruttiferi postali, similitudini e differenze per i risparmiatori
Ipotizzando un rendimento in area 1,50%, possiamo immaginare una cedola dell’1% per i primi 4 anni, seguita da una dell’1,50% per il triennio successivo e, infine, da una terza e ultima del 2% per il periodo residuo. Qualora si volesse allettare il risparmiatore già con la cedola iniziale, il Tesoro potrebbe optare per due “gradini” meno alti nel corso del decennio. Ad esempio, avremmo l’1,25% per i primi 4 anni, l’1,40% per i successivi 3 e l’1,70% per gli ultimi 3. A dire il vero, date le basse aspettative d’inflazione per il medio-breve periodo, non dovrebbe risultare dirimente la cedola iniziale nella scelta delle famiglie, anche se l’impatto psicologico di un primo tasso già superiore all’1% farebbe forse la differenza.