In attesa di conoscere quando il Tesoro emetterà il prossimo BTp Futura – ha garantito almeno un collocamento durante quest’anno – possiamo esaminare l’andamento dei quattro titoli in circolazione fino ad oggi sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana. Le scadenze vanno dai 6 ai 15 anni residui.
Iniziamo con quella che sarà rimborsata nel novembre 2028 (ISIN: IT0005425761). Il bond offre attualmente un rendimento lordo dell’1,25%. Si acquista a 96,35 centesimi. Da inizio anno, perde quasi il 3%. Il titolo di stato ordinario di simile durata rende l’1,34%, per cui il BTp Futura si mostra relativamente meno generoso.
Il quadro cambia con il BTp Futura novembre 2033 (ISIN: IT0005446351): rendimento al 2%, superiore all’1,92% del bond ordinario. La perdita da inizio anno supera il 6%. Infine, il BTp Futura aprile 2037 (ISIN: IT0005442097) rende il 2,34%, più del 2,29% del bond con cedola fissa. Pesante la perdita quest’anno: -8%.
BTp Futura, cedole step up non aiutano
Cosa desumiamo da queste cifre? I BTp Futura sono bond con cedole crescenti e che offrono agli investitori cassettisti un premio fedeltà legato all’andamento del PIL nominale italiano. Se offrono rendimenti maggiori dei bond ordinari del Tesoro, significa che riscuotono scarso appeal, cioè che i sottoscrittori se ne siano disfatti in misura maggiore alla domanda di mercato. Evidentemente, non nutrirebbero particolare fiducia sulla crescita economica, la quale incide parzialmente sul rendimento. Viceversa, nel caso in cui rendono meno.
Tirando le somme, sembra che gli italiani abbiano fiducia nei BTp Futura per le scadenze più brevi, scontando probabilmente il rimbalzo del PIL dopo la pandemia. Alla lunga, presumono che il PIL rallenti ai ritmi pre-Covid, con ogni evidenza insoddisfacenti. Probabile anche, se non maggiormente, che siano le cedole crescenti a non piacere alle famiglie, un fatto che le induce a non inserire in portafoglio le lunghe scadenze.