Meno di un anno fa, il Tesoro emetteva il primo BTp Futura, il nuovo bond retail dedicato esclusivamente agli investitori individuali in fase di collocamento. A debuttare fu la scadenza 14 luglio 2030 e cedola media ponderata dell’1,2850% (ISIN: IT0005415291). Dunque, si trattò di un decennale. L’accoglienza non fu entusiasmante, tant’è che a novembre si optò per accorciare la durata della seconda emissione di due anni. E così, fu la volta della scadenza 17 novembre 2028 e cedola media ponderata 0,60625% (ISIN: IT0005425761). Neppure in questo caso gli ordini furono elevati e così nella primavera di quest’anno il Tesoro muta strategia: BTp Futura 2037 e doppio premio fedeltà con cedola media ponderata dell’1,40% (ISIN: IT0005442097).
Come sta andando sul mercato obbligazionario? Così come i bond ordinari, anche i BTp Futura risentono chiaramente del trend rialzista dei rendimenti in questa fase, pur attenuato nelle ultime settimane dalle rassicurazioni della BCE. Ai prezzi di ieri, la scadenza 2028 offriva un rendimento dello 0,60%, che si confrontava con lo 0,47% offerto dal bond ordinario di pari durata. La scadenza 2030, invece, rendeva sopra lo 0,81%, a fronte dello 0,73% del suo omologo con cedola fissa. Infine, la scadenza 2037 stava all’1,50% contro l’1,31%.
In tutti e tre i casi, assistiamo a rendimenti a premio, vale a dire più alti di quelli esitati dai titoli ordinari. Si parte da +0,13% del settennale, si transita per il quasi +0,08% del bond a 9 anni e si arriva a quasi +0,20% del titolo a 16 anni. E’ la conferma che gli istituzionali non si mostrino granché interessati ai BTp Futura neppure sul mercato secondario.
Quanto agli scambi realizzati sul MoT di Borsa Italiana, abbiamo trovato che la scadenza 2028 ne abbia registrati per 1,73 miliardi di euro quest’anno, il 30% dell’importo emesso. La scadenza 2030 ne ha visti per poco più di 1,5 miliardi, il 25% dell’importo totale. Infine, la scadenza 2037 è stata scambiata per soli 300 milioni dal suo debutto di fine aprile, circa il 5,6% dell’emissione.