Investire bene nei bond significa essenzialmente riuscire a trovare il migliore compromesso, alle date condizioni di mercato, tra cedola e quotazione. Oggi analizziamo un titolo di stato che all’apparenza offre un buon mix tra le due cose: il BTp 1 marzo 2025 con cedola 5% (ISIN: IT004513641). La sua emissione risale al 2009, quando debuttò come un “benchmark” a 15 anni. Oramai, presenta una durata residua di un anno, anzi qualche giorno in meno.
Quotazione sopra la pari
Un BTp al 5% sembra un’ottima occasione per investire, specie per un periodo di tempo così breve.
E, in effetti, il BTp al 5% di cui sopra offre attualmente un rendimento lordo del 3,62%. Praticamente, quanto un BoT a 12 mesi. Ed è ovvio che debba essere così. E dall’emissione ad oggi qual è stato il suo rendimento? Il prezzo a cui il titolo venne offerto sul mercato fu di 99,01 centesimi. Ad esso corrispose un rendimento lordo alla scadenza in area 5,10%. Immaginando che oggi disinvestissimo, chiaramente ad una quotazione sopra la pari, avremmo portato a casa un rendimento lordo annuale in media del 5,20%.
BTp 5%, calcolo del rendimento netto reale
Tanto, giusto o poco? Per prima cosa, depuriamo il dato dall’imposizione fiscale. La ricevuta del 12,50% fa scendere il rendimento netto al 4,55%. E rimane ancora da tenere in considerazione l’inflazione italiana. Dall’emissione, essa è stata superiore al 30%. Su base annua, una media dell’1,80%. Bassa sul piano storico. In definitiva, il rendimento netto reale per un obbligazionista della prima ora sarebbe stato del 2,75%.
A posteriori, possiamo affermare che il BTp al 5% è stato un buon investimento. Non solo ha consentito all’investitore di proteggere il capitale dall’inflazione, ma ha altresì offerto un rendimento positivo al netto delle imposte. Considerate che solamente nelle scorse settimane Piazza Affari è stata capace di cancellare le perdite accusate dalla crisi finanziaria mondiale e di tornare ai massimi del 2008. I bond del Tesoro hanno così battuto il mercato azionario tricolore.