Il Tesoro ha raccolto in asta nella giornata di ieri 5 miliardi di euro con l’emissione di un BTp short term e due BTp indicizzati all’inflazione europea. Ed è sui secondi che concentreremo la nostra attenzione, perché ci offrono diversi spunti di riflessione. Per prima cosa, dobbiamo capirne la caratteristica essenziale: sono titoli di stato con cedola agganciata al tasso d’inflazione Eurostat, relativo alla crescita media dei prezzi al consumo nei venti stati dell’Eurozona. L’indice di riferimento è per l’esattezza l’Hicp ex tabacchi.
BTp indicizzati a 10 anni, risultati
Nel dettaglio, in asta vi erano i BTp indicizzati con scadenza 15 maggio 2036 e cedola reale 1,80% (ISIN: IT0005588881). La quarta tranche è stata offerta per l’importo di 1,50 miliardi e ha attirato ordini per 2,33 miliardi. Il rapporto di copertura è stato, quindi, di 1,55. Il prezzo di aggiudicazione è stato di 100,03, leggermente sopra la pari e sotto la quotazione di mercato. Ciò ha esitato un rendimento reale alla scadenza dell’1,81%.
Rivalutazione del capitale solo a scadenza
Sappiamo che il BTp marzo 2036 con cedola fissa offriva ieri un rendimento di poco superiore al 3,50%. La differenza di circa l’1,70% individua le aspettative d’inflazione in media per l’Eurozona da oggi alla scadenza. Se confermato, il dato risulterebbe inferiore al target del 2% fissato dalla Banca Centrale Europea (BCE) per il medio periodo. L’emissione di questi BTp indicizzati risale al marzo scorso, anche se la data di godimento venne fissata al tempo al 15 novembre del 2023.
Attenzione: il costo effettivo per l’investitore non è dato solamente dal prezzo di aggiudicazione. Oltre al rateo passivo da corrispondere allo stesso Tesoro, in relazione alla cedola maturata dal 15 maggio scorso fino alla data di regolamento del 29 ottobre, c’è da tenere conto anche dell’indicizzazione del bond. Poiché esso accredita la rivalutazione del capitale interamente alla scadenza, l’investitore dovrà riconoscere al venditore la quota parte maturata fino alla data dell’avvenuta compravendita.
Inflazione attesa bassa anche per il prossimo quinquennio
Il secondo dei BTp indicizzati ha scadenza in data 15 maggio 2030 e cedola reale 0,40% (ISIN: IT0005387052). La ventiduesima tranche ha attirato ordini per 1,7 miliardi contro un’offerta di 1 miliardo (rapporto di copertura di 1,7). La sua emissione risale al 9 ottobre del 2019 e avvenne appena sotto la pari. Parliamo, quindi, di un bond del Tesoro con oltre cinque anni di vita. Il suo prezzo di aggiudicazione in asta è stato ieri di 95,55 centesimi, corrispondente a un rendimento alla scadenza dell’1,24%. Esso si confronta con il 2,80% offerto dal BTp marzo 2030 con cedola fissa. Il differenziale in area 1,55% esprime l’inflazione media annua stimata per l’Eurozona per i prossimi cinque anni e mezzo. Anche in questo caso, un dato inferiore all’obiettivo della BCE.
BTp indicizzati, attenti alle info
In questo caso, essendo l’emissione più datata e a causa del boom dell’inflazione negli anni passati, il coefficiente di indicizzazione si mostra alto: 1,21868. L’investitore dovrà versare al Tesoro stesso un prezzo extra del 21,868%. L’indice di riferimento è di 103,52526. Informazioni da conoscere quando si vogliono inserire in portafoglio BTp indicizzati all’inflazione europea. Il meccanismo che vi sta dietro è tecnicamente differente da quello che regola i pagamenti delle cedole per i BTp Italia. Questi sono indicizzati all’inflazione italiana.