E’ stata di 5,25 miliardi di euro la cifra raccolta oggi dal Tesoro con l’emissione in asta di un BTp short term e due indicizzati all’inflazione europea. I risultati si mostrano positivi per lo stato, avendo registrato un calo marcato e generalizzato dei rendimenti. Il primo bond ha attirato ordini per 4,46 miliardi, a fronte dei 2,75 miliardi offerti per un rapporto di copertura di 1,62. Scadenza 28 agosto 2026 e cedola 3,10% (ISIN: IT0005607269), il suo prezzo di aggiudicazione è stato di 101,13 e il rendimento lordo esitato del 2,51%.
Rivalutazione capitale a scadenza
Quanto ai due BTp indicizzati all’inflazione dell’Eurozona, come da indice Hicp dell’Eurostat, in asta vi era il bond con scadenza 15 maggio 2029 e cedola reale dell’1,50% (ISIN: IT0005543803). Le richieste sono state pari a 1,95 miliardi contro gli 1,25 miliardi offerti. Il rapporto di copertura di 1,56 ha esitato un prezzo di aggiudicazione di 101,52 e un rendimento reale lordo dell’1,17%. Dovete considerare anche il coefficiente di indicizzazione di 1,0434 per ottenere il prezzo effettivo di acquisto. Ciò si ha per il fatto che la rivalutazione del capitale avviene in un’unica soluzione alla scadenza e non ogni sei mesi come avviene per il BTp Italia.
Poiché il bond del Tesoro di simile durata e cedola fissa offre oggi poco più del 2,70%, lo spread dell’1,55% equivale all’inflazione Eurostat in media attesa dal mercato da qui alla scadenza. Siamo su valori nettamente inferiori al target del 2% fissato dalla Banca Centrale Europea (BCE). La precedente emissione di luglio aveva esitato un rendimento dell’1,6% contro il 3,21% del bond con cedola fissa. Lo spread fu allora all’incirca dell’1,60%, di poco superiore ai valori attuali.
BTp indicizzati all’inflazione segnalano aspettative “fredde”
Il secondo dei BTp indicizzati all’inflazione ha scadenza in data 15 maggio 2039 e cedola reale del 2,40% (ISIN: IT0005547812). Gli ordini sono stati di 1,81 miliardi contro 1,25 miliardi offerti.