L’inflazione morde e neppure la forte risalita dei rendimenti sovrani sta arginando la perdita del potere d’acquisto delle famiglie. Anzi, nei primi mesi di quest’anno le cose sono pure peggiorate, con i rendimenti reali ancora più negativi dei mesi precedenti. In questo panorama disarmante, spiccano i pagamenti in arrivo sui BTp Italia con scadenza 11 aprile 2024 (ISIN: IT00055174906). Tra una settimana esatta, staccherà la nuova cedola semestrale. Come sappiamo, questo tipo di bond è agganciato al tasso d’inflazione FOI rilevato mensilmente dall’ISTAT.
Cosa succederà l’11 aprile? Il Tesoro dovrà sborsare un bel po’ di soldi a favore degli obbligazionisti in possesso di questo BTp Italia. Anzitutto, la cedola andrà rivalutata al tasso d’inflazione. Stando alla tabella del Ministero di economia e finanze, l’indice di rivalutazione di cedola e capitale sarà di 1,03551. In altre parole, la rivalutazione è stata fissata al 3,551%. Considerato che parliamo di un semestre, equivale al 7,2% su base annua.
BTp Italia, calcolo cedola e rivalutazione capitale
Il calcolo è complesso. Diciamo che si tiene conto del tasso d’inflazione nel semestre considerato, ma attraverso l’utilizzo di una formula che potrete consultare più dettagliatamente sul sito del Mef stesso (visualizza qui). Questo significa che lo 0,2% semestrale sarà imposto su un capitale rivalutato per 1,03551, per cui esiterà un risultato pari a: 0,2% su 1.035,51 euro. Il risultato sarà di 0,2071%.
Per ogni 1.000 euro di investimento nominale, il BTp Italia vi staccherà una cedola fissa lorda di 2,071 euro, a cui aggiungere altri 35,51 euro che vi saranno accreditati grazie alla rivalutazione del capitale. In definitiva, 37,58 euro. Il rendimento lordo sarà del 3,758%. Fa il 7,7% annuo, superiore al tasso d’inflazione di marzo di un punto percentuale. Il capitale risulta tutelato integralmente. Ma sul mercato secondario, lo stesso bond segnala di offrire un rendimento reale del -2,17% annuo.
Ad ogni modo, il BTp di durata residua pari a 2 anni rende sempre oggi 0,3%. Il differenziale di circa 2,5% segnala il tasso d’inflazione medio atteso per il prossimo biennio. Chi ha acquistato il bond in fase di collocamento, però, dopo anni di rendimenti infimi, può iniziare a sorridere. In questo modo, essersi protetti in passato contro l’inflazione paga. Un po’ come essersi assicurati contro il furto prima di subirne uno.