Aiuto, è tornata l’inflazione! Così alta non la si vedeva in Italia da oltre 13 anni, cioè dal mese in cui fallì Lehman Brothers, trascinando nel baratro l’economia mondiale. Al 3,8% a novembre, al 4% secondo l’indice armonizzato europeo. Sul mercato obbligazionario sovrano abbiamo i BTp Italia a difenderci dal rischio di perdita del potere d’acquisto. Torniamo a monitorare la scadenza 21 maggio 2026 e cedola reale 0,55% (ISIN: IT0005332835). Ieri, esibiva sul MoT di Borsa Italiana una quotazione di 106,65, corrispondente a un rendimento lordo del -0,87%.
Da questo confronto emerge che l’inflazione italiana media attesa per i prossimi 4 anni e mezzo sarebbe inferiore all’1%. Dunque, non solo il mercato non sarebbe in allarme, ma addirittura sconterebbe una crescita tendenziale dei prezzi al consumo fin troppo bassa. Detto questo, passiamo ad osservare quale tra i due bond abbia reso sinora di più per l’obbligazionista.
BTp Italia e performance dal debutto
Il BTp Italia 2026 ha come data di godimento il 21 maggio 2018, giorno da cui decorre il calcolo degli interessi. Ebbene, da allora l’inflazione italiana cumulata è stata solamente del 3,7%. E questo dato è ascrivibile per intero all’ultimo anno. In questi tre anni e mezzo sono state staccate cedole lorde per un tasso complessivo di neppure il 6%. Nello stesso arco di tempo, il BTp giugno 2026 con cedola fissa ha offerto a favore dell’obbligazionista un rendimento cumulato abbastanza simile. Ipotizzando che oggi rivendessimo i due bond, otterremmo un guadagno in conto capitale del 6,65% nel primo caso e del 10,5% nel secondo, grazie alla maggiore crescita della quotazione per il bond ordinario.
In definitiva, avremmo un rendimento lordo effettivo di circa il 13% per il BTp Italia e di oltre il 16% per il titolo con cedola fissa. Del resto, fatta eccezione per gli ultimi mesi, questi sono stati anni di inflazione zero per il nostro Paese e il resto dell’Eurozona.