Il BTp Italia 2026 è un buon indicatore delle aspettative d’inflazione nel medio-lungo termine. Scadenza quinquennale, offre cedola minima reale dello 0,55% (ISIN: IT0005332835). Oggi, il titolo esibisce una quotazione di 107, nettamente sopra la pari. Il rendimento esitato è così del -0,90%. Esso si confronta con lo 0,07% offerto dal bond di pari durata con cedola fissa. Dunque, il mercato sconterebbe in questa fase un tasso d’inflazione annuo in area 1% per la media dei prossimi cinque anni.
Un anno fa, il BTp Italia 2026 quotava appena sopra la pari e offriva così un rendimento dello 0,46%, superiore allo 0,38% del titolo omologo con cedola fissa.
Confronto tra BTp Italia 2026 e bond ordinario
Nell’ultimo anno, la quotazione del BTp Italia 2026 è salita del 6,5%. Nello stesso periodo, il BTp ordinario ha segnato un rialzo di appena lo 0,32%. A questa plusvalenza virtuale si aggiunge la cedola dello 0,55% offerta dal primo (sostanzialmente nulla la rivalutazione del periodo), mentre per il secondo l’incasso è stato pari all’1,50% della cifra investita. In totale, il bond indicizzato ha fatto guadagnare all’obbligazionista il 7%, mentre il bond con cedola fissa solo l’1,8%. Al netto della tassazione, abbiamo un guadagno rispettivamente del 6,17% e dell’1,59%.
Il maggiore apprezzamento del BTp Italia è conseguente alla corsa del mercato verso i titoli “inflation-linked”. Fino all’inizio di quest’anno, quasi nessuno si aspettava una reflazione così veloce. Anzi, serpeggiava tra i più il timore di una deflazione per un periodo prolungato. Oggi, invece, c’è la seria preoccupazione che i prezzi al consumo continuino a crescere a ritmi inusitati da qualche decennio a questa parte, obbligando le banche centrali ad alzare i tassi prima del previsto. E dire che l’inflazione attesa per l’Italia risulti ancora più bassa di quella scontata per l’Eurozona.