L’inflazione in Italia a novembre è rimasta invariata su base annua, mentre nel resto dell’Eurozona è scesa dal 10,6% al 10%. Un timido segnale di rallentamento, che dovrà essere corroborato dai dati in uscita per i mesi successivi. Il mercato, comunque, continua a stimare una crescita dei prezzi nel medio-lungo termine sotto controllo e intorno al target BCE del 2%. E’ confortante, perché significa che coloro che gestiscono il denaro non temono per l’instabilità dei prezzi. D’altra parte, bisogna chiedersi se non stiamo sottostimando il problema.
Questo bond trattava ieri sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana sui 96,50 centesimi. A questa quotazione corrispondeva un rendimento reale lordo dell’1,40%. A questo punto, siamo andati a verificare il rendimento offerto sulla scadenza a 5 anni dal BTp con cedola fissa. Abbiamo trovato che ieri si collocava sopra 3,30%.
La differenza tra il rendimento del bond con cedola fissa e il BTp Italia 2027 equivale al tasso d’inflazione medio annuo atteso dal mercato da qui alla scadenza. Essa è uguale all’1,90%. Questa sarebbe l’inflazione media in Italia per i prossimi 5 anni. E poiché sappiamo che lo stesso governo la stimi ancora relativamente elevata per il 2023 (4,3%), in un certo senso è come se il mercato obbligazionario ci segnalasse che l’inflazione italiana entro il 2027 tenderà ad azzerarsi. Lo auspichiamo un po’ tutti, sebbene non sembri facile crederci.
BTp Italia 2027, inflazione attesa troppo bassa?
Se pensate che il mercato stia sottostimando l’inflazione futura, un pensiero sul BTp Italia 2027 lo potreste fare. Vi garantireste rendimenti nominali più alti del bond con cedola fissa. Per ipotesi, se l’inflazione fosse in media del 3%, otterreste un 4,40% all’anno contro circa il 3,30% del bond ordinario. Al contrario, se ritenete che l’inflazione sia persino sovrastimata, dovrete puntare sul secondo.
Capire se il mercato abbia ragione o meno, però, non è per niente facile. Affidandoci alle previsioni degli istituti di statistica ufficiali, deduciamo che in Europa l’inflazione resterà sopra il target per un periodo prolungato. Né smentite sono arrivate da analisi indipendenti. Evidentemente, però, gli investitori continuano a riporre forte fiducia sull’operato della BCE. Un paradosso, dato che la stessa BCE ammette che non sarà in grado di centrare l’obiettivo da qui al 2025.
Probabile, invece, che dietro ai dati scaturiti dal confronto tra BTp Italia e bond ordinari si nasconda il timore di una recessione. A differenza di governi e banchieri centrali, chi investe prenderebbe sul serio l’ipotesi di una crisi. E proprio questa sarebbe la via per battere l’inflazione. Dunque, non grande fiducia verso la politica monetaria, bensì pessimismo sulle condizioni macro future. Del resto, negli anni passati l’inflazione attesa in Italia è risultata stabilmente inferiore a quella per l’Area Euro, conseguenza proprio dello scetticismo per la crescita della nostra economia.