Un paio di mesi fa, il Tesoro emise il 18-esimo bond retail con cedola agganciata all’inflazione italiana. Si tratta del BTp Italia 22 novembre 2028 (ISIN: IT0005517195). Raccolse complessivamente 12 miliardi di euro, specie grazie alla partecipazione alla Fase 2 degli investitori istituzionali. Questo titolo sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana prezzava l’altro ieri sui 97,35 centesimi. Il rendimento reale offerto in corrispondenza di tale quotazione era del 2,10%. Esso si confronta con un rendimento lordo di poco superiore al 3,40% per la scadenza di pari durata con cedola fissa.
Se il mercato avesse ragione, coloro che a novembre sottoscrissero il BTp Italia 2028 perderebbero qualcosa come mezzo punto percentuale all’anno fino alla scadenza. Infatti, un investimento nel bond con cedola fissa anche allora offriva circa il 3,40%, +1,80% rispetto al tasso minimo garantito. Dobbiamo ricordare che la sottoscrizione avvenne alla pari e la cedola reale offerta è dell’1,60%, corrisposta in due scadenze semestrali dello 0,80% ciascuna.
A maggio, il BTp Italia 2028 staccherà la prima cedola. Essa sarà non inferiore allo 0,80% del capitale nominale, eventualmente rivalutato dell’aumento dell’indice FOI dell’ISTAT nel semestre. Il valore iniziale con cui confrontare l’indice al termine del semestre è di 113,41. Per le modalità (complesse) di calcolo della variazione dei prezzi, dovremo fare riferimento grosso modo all’indice FOI del prossimo mese di marzo. Ebbene, per allora dovrà risultare superiore a 113,41. al fine di ottenere una cedola superiore allo 0,80% minimo garantito.
Calcolo prima cedola a maggio del BTp Italia 2028
Quante probabilità abbiamo di ricevere una cedola più alta? Qualche semplice calcolo per capirlo.
Su un titolo di 1.000 euro, riceverebbe 42 euro a titolo di rivalutazione del capitale e altri 8,34 euro come cedola. Al lordo delle imposte s’intende. In tutto, 50,34 euro, pari al 5,03% del capitale nominale. Dicevamo, però, che la discesa dell’inflazione potrebbe essere più lenta o persino più veloce delle attese. Solo se l’indice FOI a marzo scendesse a o sotto 113,41, l’obbligazionista riceverebbe soltanto la cedola minima garantita. In quel caso, però, l’inflazione annuale a maggio dovrebbe scendere al 3,2% o sotto. Troppo bassa per essere considerata realistica. Tenete conto che lo stesso governo stima per la media del 2022 un’inflazione italiana del 4,3%. E questo verosimilmente implica tassi ben più alti nei primi mesi dell’anno per “normalizzarsi” nella seconda metà.
E se l’inflazione per marzo restasse in doppia cifra? Al 10% annuale, l’indice FOI risulterebbe di poco inferiore a 121. Il capitale sarebbe rivalutato del 6,6%. Complessivamente, l’obbligazionista incasserebbe una maxi-cedola del 7,45%. Ovviamente, auspichiamo che ciò non accada, perché significherebbe che l’inflazione italiana sarebbe altissima anche per i prossimi mesi. Lo stesso investitore dovrebbe augurarselo. Più alta l’inflazione, più basso il suo potere di acquisto. Il BTp Italia 2028 serve a tutelarlo dal rischio, ma sarebbe come se, essendoci assicurati contro il furto dell’auto, gioissimo nel vedere un ladro aggirarsi vicino al garage sotto casa.