Anche nel mese di luglio l’inflazione italiana è stata particolarmente elevata, ma almeno non ha accelerato la corsa su base annua. Infatti, è scesa dall’8% di giugno al 7,9%. Su base mensile, l’indice dei prezzi FOI ex tabacchi dell’ISTAT registrerebbe una crescita dello 0,4%. Usiamo il condizionale perché si tratta della stima preliminare diffusa dall’istituto nazionale di statistica il venerdì scorso. I possessori del BTp Italia 28 giugno 2030 e cedola reale 1,60% (ISIN: IT0005497000) saranno senz’altro sulle spine. Il loro bond è stato emesso solamente un mese fa e risulta indicizzato all’inflazione italiana.
Il meccanismo d’indicizzazione del BTp Italia 2030 è un po’ complicato. Per essere sintetici, la prima cedola corrisponderà all’obbligazionista lo 0,80% (metà dell’1,60% annuale), a cui si aggiunge l’eventuale inflazione del semestre. Il Tesoro ha reso noto sin dal collocamento che l’indice FOI iniziale sul quale saranno effettuati i primi calcoli è di 109,72. Questo era il livello dei prezzi del mese di aprile, due mesi prima del collocamento. E, infatti, anche per la cedola del BTp Italia 2030 si guarderà al livello dell’indice di due mesi prima, cioè del mese di ottobre.
Cedola BTp Italia dopo l’inflazione a luglio
In questo articolo, evitiamo di approfondire le ragioni tecniche di tale scelta. Vi basti sapere che così è. Ed ecco la domanda che molti di voi si saranno già posti: con il lieve calo dell’inflazione a luglio, la cedola del BTp Italia 2030 a dicembre è a rischio? Anzitutto, possiamo dirvi con certezza che sarà corrisposto in ogni caso non meno dello 0,80% del capitale nominale posseduto. Se avete acquistato titoli per 10.000 euro, a dicembre non riceverete meno di 80 euro lordi, cioè 70 euro netti. Su questo non ci piove.
Dopodiché, la cedola sarà superiore solo nel caso in cui l’indice dei prezzi risulterà per ottobre superiore al 109,72 del semestre precedente.