Dal solo canale retail, l’ultima emissione del BTp Italia, con scadenza maggio 2025 (ISIN: IT0005410912), e la prima del BTp Futura, luglio 2030 (ISIN: IT0005415291), hanno raccolto capitali per oltre 20 miliardi di euro, segno che i risparmiatori italiani restano alla ricerca di soluzioni d’investimento sicure e minimamente redditizie. E, in effetti, per attirarli il Tesoro ha dovuto fissare rendimenti più elevati di quelli che i BTp ordinari di pari durata offrivano all’atto delle rispettive emissioni.
Perché l’ultimo BTp Italia batte il BTp Futura ed entrambi perdono con i bond ordinari
Vediamo nel frattempo come sono andati i due titoli sul mercato secondario.
Quanto al BTp Futura, l’aumento delle quotazioni è risultato ben inferiori, anche se il bond è stato emesso appena un mese fa e risulta negoziabile sul MoT di Borsa Italia solo dal 14 luglio. A 100,70, offre un rendimento medio lordo annuale dell’1,21%, un po’ più basso dell’1,2850% iniziale. Anche in questo caso, però, continua ad essere superiore a quello del BTp di pari durata con cedola fissa, che viaggia all’1%. Il premio qui si aggira intorno allo 0,20%.
BTp Futura poco appetibile
Ricordiamo che il BTp Italia offre cedole agganciate all’inflazione, per cui il rendimento indicato sopra è quello minimo reale. Il BTp Futura presenta cedola in crescita nell’arco del decennio e un premio dell’1-3% del capitale investito alla scadenza, dipendente dal tasso di crescita del pil nominale italiano tra il 2020 e il 2029.
Nel caso del BTp Italia, il premio è più contenuto (0,80%, pur doppio rispetto a tutte le precedenti emissioni retail) e non legato a nessun andamento macro, bensì solamente al mantenimento del titolo in portafoglio dall’emissione fino alla scadenza, condizione necessaria anche per l’altro bond.
Il fatto che il BTp Italia rende sempre più del BTp ordinario implicherebbe che il mercato si aspetti un’inflazione media negativa per i prossimi 5 anni, ovvero che l’Italia finisca in deflazione, fenomeno che si è materializzato effettivamente negli ultimi mesi tra crisi economica e crollo delle quotazioni petrolifere. Il rendimento a premio offerto, invece, dal BTp Futura sarebbe più che altro l’indice di uno scarso gradimento tra i risparmiatori di questa tipologia di strumento finanziario, le cui cedole iniziali (1,15% per i primi 4 anni) appaiono poco appetibili per un investimento decennale nel debito pubblico tricolore. Non rilevano in fase di negoziazione, invece, le aspettative negative sull’economia italiana, che pur deprimendo il premio finale erogato non riguarderebbe gli acquirenti successivi all’asta.
BTp Futura, l’accoglienza resta “tiepida” anche sul mercato secondario