Dal prossimo lunedì parte il collocamento del 19-esimo BTp Italia con scadenza 14 marzo 2028. Si tratta del bond indicizzato al tasso d’inflazione italiana. L’ultima emissione risale solamente al novembre scorso, quando fu offerta al mercato la scadenza 22 novembre 2028. Già questo venerdì, però, il Ministero di economia e finanze (MEF) renderà nota la cedola reale del nuovo BTp Italia. Sarà il tasso d’interesse minimo che l’obbligazionista riscuoterà, indipendentemente dall’andamento dell’inflazione. Potrà essere rivista solamente al rialzo al termine della Fase 1 del collocamento, cioè dopo mercoledì 8 marzo, quando si saranno concluse le sottoscrizioni degli investitori retail (famiglie).
La nostra previsione è che la cedola del BTp Italia marzo 2028 sarà decisamente superiore a quella fissata nelle precedenti due emissioni dell’1,60%. A fronte di quasi il 4% lordo offerto dal bond con cedola fissa, l’inflazione attesa dal mercato da qui ai prossimi 5/6 anni si aggira in area 1,70%. Ne deriva che la cedola reale della prossima emissione non possa attestarsi sotto il 2,30%, alle attuali condizioni di mercato, al fine di mostrarsi minimamente allettante. Probabile che il Tesoro la fissi ad un tasso superiore per attirare ordini a sufficienza tra le famiglie.
Cedola BTp Italia, rivalutazione con indice FOI
E la cedola del BTp Italia non sarà l’unica comunicazione che a noi interessa questo venerdì. Il MEF dovrà anche rendere noto l’indice FOI iniziale, con cui effettuare il confronto al termine del primo semestre per valutare se e in quale misura andranno rivalutati cedola e capitale. Esso è l’indice dei prezzi al consumo per una famiglia di operai e impiegati, al netto della componente tabacchi. E’ aggiornato mensilmente dall’ISTAT. Per i meccanismi di calcolo un po’ complicati del Tesoro, l’indice FOI iniziale a cui fare riferimento per la prossima emissione sarà quello di metà gennaio. Dovrebbe essere fissato in area 118,25.
Il primo stacco della cedola del BTp Italia marzo 2028 avverrà nel mese di settembre. Per allora sarà l’indice FOI a metà luglio a valere ai fini della rivalutazione. Questo significa che dovrà risultare superiore al valore iniziale, affinché l’obbligazionista possa ottenere qualcosa in più della sola cedola reale. Sulla base della nostra previsione, se nel mese di luglio l’inflazione annuale risultasse inferiore a circa il 5,3%, la rivalutazione non scatterebbe. Se risultasse superiore, ci sarebbe. A gennaio, l’inflazione è scesa al 10%. Riuscirà a dimezzarsi nell’arco di un semestre? Le probabilità esistono, tant’è che Moody’s prevede un’inflazione italiana al 3,3% per dicembre. E ciò implica il serio rischio che per lo stacco della prima cedola del BTp Italia, la rivalutazione non scatti.