L’emissione risale al marzo scorso, quando attrasse ordini per complessivi 9,92 miliardi di euro. Il BTp Italia 14 marzo 2028 (ISIN: IT0005532723) staccherà la prima cedola il 14 settembre e al termine della settimana scorsa il Tesoro ne ha comunicato l’entità. Come sappiamo, si tratta di un bond indicizzato al tasso d’inflazione italiana. L’indice a cui si fa riferimento è il FOI, acronimo che sta per Famiglie di Operai e Impiegati. L’indice FOI iniziale fu fissato a 118,24194, il valore del giorno in cui è avvenuta l’emissione.
Vi chiederete come faccia il Tesoro a conoscere il valore dei prezzi per una data futura. In effetti, il calcolo avviene sulla base dell’indice FOI di un paio di mesi prima della data di riferimento. Poiché l’indice FOI di fine semestre è superiore a quello di inizio semestre, il BTp Italia 2028 subirà una rivalutazione. Essa è pari al rapporto tra i due valori: 1,00339. A questo punto, la cedola semestrale minima garantita dell’1% (2% annuale) si calcolerà su un capitale rivalutato dello 0,339%. Pertanto, essa sarà dell’1,0034%. Sommando questo dato alla rivalutazione del capitale, otteniamo che la cedola lorda semestrale complessiva risulterà dell’1,342%.
Importo cedola BTp Italia 2028 a settembre
In pratica, per ogni 1.000 euro di capitale nominale in portafoglio per il BTp Italia 2028 riceverete un pagamento di 13,42 euro a settembre. Non sono pochi, se considerate che in questi mesi l’indice dei prezzi sostanzialmente si è mosso poco. E quanto rende il bond da qui alla scadenza, al netto chiaramente della componente dell’inflazione? Venerdì scorso, la quotazione sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana era intorno alla pari (100,13). Il rendimento lordo reale risultava dello 0,97%. Il bond del Tesoro di simile durata e con cedola fissa offriva quasi il 3,65%. Dunque, il BTp Italia 2028 rendeva circa il 2,65% in meno.
Questo significa anche che il mercato sconta ancora un tasso medio d’inflazione per i prossimi anni maggiore al target del 2% fissato dalla Banca Centrale Europea. In pratica, il bond quinquennale con cedola fissa renderebbe meno dell’1% in termini reali. Considerata l’imposizione fiscale, scendiamo intorno al mezzo punto percentuale. Questo ci consente di capire meglio quanto vi sia ancora il rischio di sopravvalutare i rendimenti di questa fase, che apparentemente sono elevati, ma che sul tratto medio-breve della curva riuscirebbero a stento a coprire l’inflazione.