L’ISTAT ha diffuso ieri il dato preliminare sull’inflazione italiana nel mese di marzo, scesa su base annua al 7,7% dal 9,1% di febbraio. Nel pomeriggio, il BTp Italia con scadenza 14 marzo 2028 e cedola reale 2% (ISIN: IT0005532723) si attestava intorno alla parità, vale a dire ad una quotazione di 101,30. Ad essa corrispondeva un rendimento reale dell’1,72%. Si confrontava con il 3,61% offerto dal BTp con cedola fissa e pari durata. La differenza dell’1,89% equivale al tasso d’inflazione medio atteso dal mercato per il prossimo quinquennio.
In fase di emissione, il tasso d’inflazione medio scontato risultava superiore al 2%. Questo significa che, allo stato attuale, in poche settimane gli obbligazionisti avrebbero rivisto al ribasso le loro aspettative e, quindi, i sottoscrittori percepirebbero complessivamente rendimenti inferiori a quelli offerti dal bond ordinario un mese fa. A questo tasso, poi, l’inflazione italiana risulterebbe leggermente inferiore al target del 2% fissato dalla Banca Centrale Europea per il medio periodo.
BTp Italia 2028 e indice FOI
Il dato di marzo ha un impatto diretto sul BTp Italia marzo 2028. Infatti, i prezzi al consumo nel nostro Paese risultano essere scesi dello 0,3% su base mensile. Se sarà confermato per l’indice FOI, quello a cui la cedola e il capitale del bond sono rivalutati di semestre in semestre, ci sarebbero cattive notizie per i possessori. In effetti, la prima cedola che sarà staccata nel mese di settembre, sarà rivalutata solo se l’indice FOI per allora risulterà superiore a quello di inizio semestre, fissato dal Tesoro a 118,24194. A febbraio, tale indice era salito a 118,5, ma se a marzo avesse ripiegato dello 0,3%, risulterebbe sceso in area 118,14, sotto i livelli iniziali. La rivalutazione non scatterebbe, per cui gli obbligazionisti dovrebbero accontentarsi della cedola semestrale reale dell’1%.
D’altra parte, avevamo messo in guardia che la rivalutazione per il primo pagamento di settembre sarebbe stata a rischio. Il BTp Italia marzo 2028 resta un investimento positivo nell’ottica di salvaguardare i propri risparmi dal rischio di perdita del potere di acquisto. Il punto è che qualcuno potrebbe avere sottoscritto il bond sulle attese di una rivalutazione scontata per ogni semestre. Ma c’è anche da rilevare che l’indice FOI, pur in ripiegamento a marzo, potrebbe risalire nei mesi successivi. Per le modalità di calcolo effettuate dal Tesoro, decisivo si rivelerà il dato di metà luglio, quando l’indice dovrà attestarsi sopra il suo valore di inizio semestre o la rivalutazione a settembre non scatterebbe.