Si è conclusa anche la terza giornata per l’emissione del BTp Italia con scadenza maggio 2025 e cedola reale garantita dell’1,40% (ISIN: IT0005410904) e con essa anche la parte del collocamento dedicata ai risparmiatori individuali, mentre oggi sarà la volta degli investitori istituzionali per la quarta e ultima giornata del collocamento. Il Tesoro ha reso noto il codice ISIN per i titoli collocati oggi sul mercato (IT0005410912). Molto bene la domanda, che al termine della seduta di ieri ha toccato i 14 miliardi.
BTp Italia, bond vincitore nel caso di “guerra” alla Cina
In attesa di verificare quale sarà la risposta degli istituzionali, sappiamo che il record degli oltre 22 miliardi relativo all’emissione avvenuta nel novembre 2013 potrebbe rimanere integro. Il Tesoro ha fatto di tutto per ingolosire il mercato, offrendo una cedola reale superiore al rendimento lordo del BTp quinquennale con cedola fissa negoziabile sul secondario. Quale che sia lo scenario, quindi, il bond in corso di emissione risulterà più conveniente. Poi, se sarà inflazione, ancora meglio, perché le distanze con il BTp con cedola fissa si amplierebbero e si avrebbe modo di rivendere il titolo prima della scadenza a prezzi superiori, dato che gli investitori correrebbero a comprare i titoli protettivi del potere di acquisto.
L’opinione pubblica si mostra divisa sulla effettiva convenienza del BTp Italia, con una fetta non irrilevante di essa ad eccepire che mettere nel cassetto l’1,4% annuo, a fronte di un crescente rischio default dell’Italia, sarebbe poca roba.
Alternative ghiotte assenti
Tornando al rischio default, però, commettiamo l’errore di pensare che il crac dell’Italia lascerebbe intatto il resto degli assets finanziari e reali in Italia, colpendo solo i titoli di stato. Nulla di più ingenuo. Se un giorno il Tesoro alzasse bandiera bianca, salterebbero in aria un secondo dopo le banche, peraltro piene di bond nei loro bilanci, Piazza Affari, le obbligazioni corporate, con riflessi disastrosi anche sul già precario mercato immobiliare. Questo per dirvi che sia giustissimo interrogarsi se abbia senso finanziare lo stato in un momento in cui le sue casse stanno svuotandosi per via della crisi, ma l’alternativa non sarebbe di certo investire in altri assets nel Bel Paese, bensì fuggire all’estero, in uno di quei “porti sicuri” di cui gli investitori tendono a fidarsi ciecamente per le fasi critiche.
BTp Italia, perché dobbiamo tifare per il successo
Offrire l’1,4% reale per il Tesoro significherà aumentare il costo medio della raccolta, dato che nel 2019 il costo medio di emissione è stato in Italia dello 0,93%, sebbene in aprile il rendimento medio ponderato dei BTp sul secondario si fosse portato già all’1,46%, ben sopra lo 0,59% di febbraio. E il premio fedeltà dello 0,8% rispetto al capitale nominale sottoscritto gli imporrà alla scadenza il pagamento extra massimo di quasi 100 milioni, nel caso in cui tutti i risparmiatori tenessero i titoli acquistati in fase di collocamento fino alla scadenza.