Con l’arrivo del nuovo anno il Tesoro non ha tempo per compiacersi dell’andamento delle aste nel 2024. Ha dinnanzi a sé emissioni a medio-lungo termine tra 330 e 350 miliardi di euro per il 2025. E la raccolta avviene in misura più che proporzionale nella prima parte dell’esercizio, quando i mercati sono più liquidi e c’è bisogno di inviare loro un segnale positivo. Già nel primo trimestre è atteso il lancio del nuovo bond a 5 anni, oltre che di un BTp short term e del futuro decennale.
Previsioni sui tempi dell’emissione
Si tratta del BTp 1 luglio 2030 e prima che sarà rimpiazzato dal successivo “benchmark”, dovrà raccogliere tra gli investitori almeno 10 miliardi di euro con le emissioni delle varie tranche in programma. Lo stesso importo era stato fissato per l’attuale “benchmark” con scadenza 1 ottobre 2029 e cedola 3% (ISIN: IT0005611055). Il Tesoro si riserva la facoltà di emetterne qualche altra tranche nel corso di questo trimestre. Probabile che l’emissione del nuovo bond a 5 anni avvenga a febbraio, mentre a gennaio ci sia l’offerta di una nuova tranche dell’attuale riferimento per questa scadenza quinquennale.
Come sappiamo, le condizioni di mercato possono variare sensibilmente in poche settimane. Basti guardare a cos’è accaduto nell’ultimo mese con il forte rialzo dei rendimenti. Per questa ragione ci azzardiamo a fare qualche previsione sulle caratteristiche che potrà avere il nuovo bond a 5 anni, avvertendo che essa sia effettuata in base alle condizioni presenti. Monitorando le emissioni passate in scadenza nella prima metà del 2030, cioè con durata residua di circa 5 anni, notiamo che il rendimento si aggiri a poco meno del 3%.
Bond 5 anni ancora appetibile
Da questo dato emerge che il Tesoro allo stato attuale fisserebbe la cedola anche questa volta al 3% per il nuovo bond a 5 anni. E già questa è una buona notizia per il popolo dei risparmiatori.
Pur in lieve rialzo rispetto alle scorse settimane, quando viaggiavano nell’ordine dell’1%, restano basse. Nel caso in cui il nuovo bond a 5 anni rendesse il 3% lordo, pari a più del 2,60% netto, il rendimento netto reale resterebbe positivo di circa l’1,35%. In pratica, l’investimento si rivelerebbe profittevole anche con riferimento al costo della vita atteso, sebbene nulla possa garantirci che questo non salga oltre le previsioni del mercato, finanche erodendo del tutto il guadagno o infliggendo perdite.
Degli articoli si apprezza la progressione chiara e consequenziale delle diverse rappresentazioni, per aree geografiche, rapporto di cambio, politiche monetarie ed eventi geo-politici ed economici.
Una valida guida.