Nella primavera scorsa, il Tesoro emise un nuovo bond “benchmark” per la scadenza di 15 anni. E’ il BTp 1 marzo 2038 con cedola 3,25% (ISIN: IT0005496770). Ieri, questo titolo sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana quotava a circa 92,40 centesimi, corrispondente a un rendimento di poco inferiore al 4% annuo lordo. A metà ottobre, si acquistava per 82,50 centesimi. Questo significa che in meno di due mesi ha guadagnato circa il 12%, qualcosa come il 10% al netto dell’imposizione fiscale. In verità, verso la fine di novembre era arrivato a un apice di 93,46 centesimi.
Cedola sopra inflazione attesa
Il BTp 2038 può considerarsi un buon investimento per un orizzonte temporale lungo, ma non eccessivo. La cedola netta effettiva si attestava ieri al 3,08%. Essa si determina scontando la tassazione e rapportando la cedola netta al prezzo di acquisto del bond. Dunque, l’obbligazionista percepirebbe un flusso di redditi superiore al 3% per i prossimi 15 anni. Non male, considerato che l’inflazione attesa nel medio-lungo termine sia in linea con il target BCE del 2%.
In altre parole, il BTp 2038 tenderebbe ad offrire una cedola netta effettiva positiva in termini reali. E alla scadenza, c’è anche la plusvalenza. Essa sarà pari all’8,2% lordo, cioè a circa il 7,20% netto. Dipende dal fatto che il bond vi sarà rimborsato a 100, sebbene lo abbiate acquistato intorno ai 92,40 centesimi sopra indicati.
BTp 2038, possibili rialzi
In media, il BTp a 15 anni ha offerto un rendimento lordo di quasi il 2,70% nell’ultimo decennio. A ben vedere, vi sarebbero nei prossimi mesi buone probabilità di discesa del rendimento, ovvero di risalita della quotazione. Ciò avverrebbe, tuttavia, in un contesto di disinflazione europea. Solo se il mercato percepisse la fine della stretta sui tassi BCE, inizierebbe a convincersi dell’allentamento monetario nell’immediato futuro.
Le obbligazioni a lunga scadenza come il BTp 2038 sono le più gettonate in una fase di ribasso dei tassi.