Sappiamo che molti titoli di stato italiani continuano a offrire cedole relativamente elevate, essendo stati emessi in periodi del tutto diversi rispetto ad oggi per i mercati finanziari. A giorni, arriva a scadenza il BTp 1 settembre 2020 e cedola 4% (ISIN: IT0004594930). Debuttò nel 2010 come un decennale e si capisce perché allora fosse ragionevole offrire un tasso d’interesse del 4% su questa scadenza. Chi lo comprò all’atto della sua emissione, tra meno di una settimana avrà portato a casa cedole per un controvalore complessivo del 42% rispetto al capitale nominale.
BTp maggio 2031, la cedola è del 6% e questo bond va meglio del decennale
Avrebbe senso acquistare oggi questo bond, dato che in data 1 settembre staccherà l’ultima cedola semestrale, pari al 2%. Per prima cosa, dobbiamo chiederci a quale prezzo lo si acquisterebbe. Ieri, la quotazione era 100, praticamente alla pari, uguale al valore che il Tesoro rimborserà a giorni. Questo significa che per comprare 1.000 euro nominali dovrò spenderne altrettanti. E la cedola? Siamo ormai a ridosso dell’ultimo pagamento, per cui il venditore dovrà trattenersi il rateo (per lui) attivo, corrispondente al lasso di tempo che va dall’ultimo pagamento dell’1 marzo fino ad oggi. In altre parole, del 2% dovremmo corrispondergli l’1,9347%. Sui 1.000 euro di investimento ipotizzati, parliamo di 19,35 euro.
La percezione di un rendimento alto
Tra sei giorni, però, il Tesoro ci rimborserà i 1.000 euro del capitale e i 20 euro della cedola. Considerato che abbiamo speso in tutto 1.019,35 euro, riporteremmo un attivo di circa 65 centesimi, pari a un rendimento dello 0,065%. Su base annuale, però, sarebbe di poco inferiore al 4%. Questo, perché i 65 centesimi sui 1.000 euro investiti li guadagneremmo in appena 6 giorni, a fronte dei 365 giorni dell’anno.
Dunque, il grafico dei rendimenti vi dirà che questo bond che scade tra meno di una settimana rende poco meno del 4% netto e molti di voi penseranno di essere dinnanzi a un grosso affare, perché nessun investimento offre tanto in così breve tempo. Ma stiamo parlando di un rendimento teorico, che deriverebbe dal reinvestimento continuo su base annuale, mentre quello che effettivamente porteremmo a casa sarebbe dello 0,057% netto. Né si può confidare ormai in un minimo sussulto del prezzo per rivendere il titolo maturando una plusvalenza, perché a ridosso della scadenza nessuno acquisterebbe sopra la pari. Dunque, il 4% non è quel che sembra.