Nuova legislatura, nuova proposta sui titoli di stato italiani contro lo spread. E arriva dal deputato della Lega, Guido Centemero. Sulla falsariga di un’altra proposta depositata nella scorsa legislatura in piena pandemia, rilancia l’idea di emettere un cosiddetto “BTp speciale“. L’emissione sarebbe di 100 miliardi di euro e destinata alle sole persone fisiche residenti in Italia. Dunque, si tratterebbe di un’obbligazione retail, preclusa agli investitori istituzionali (banche, assicurazioni, fondi, ecc.).
Detraibilità fiscale e doppia cedola
In cosa consisterebbe il BTp speciale? L’investitore potrebbe detrarne il 30% dall’imposta sul reddito, cioè dall’IRPEF.
Il BTp speciale non potrebbe neppure essere oggetto di vendite allo scoperto. In questo modo, lo si sottrarrebbe alle manovre speculative tipiche dei mercati finanziari. E chi lo manterrà fino alla scadenza, avrà diritto a percepire una doppia cedola, di cui una legata unicamente all’andamento del PIL italiano. Infine, l’investimento risulterebbe impignorabile, esente dal pagamento di commissioni e non sottoposto all’imposta di donazione. E per il 50% potrebbe essere utilizzato per accedere al credito. In sostanza, fungerebbe da garanzia per gli istituti di credito.
La logica da cui parte la proposta è quella di convogliare una parte più significativa dei risparmi privati sui titoli di stato. Quelli in circolazione ad oggi ammontano a 2.300 miliardi di euro, meno della metà dell’intera ricchezza finanziaria italiana. Essa valeva oltre 5.250 miliardi di euro alla fine dello scorso anno. Solamente poco più di un ventesimo dei bond sovrani risulta in mano alle famiglie. Insomma, ci sarebbe spazio nei nostri portafogli per ulteriori investimenti a favore dello stato.
BTp speciale, flop finora dei bond retail
La proposta della Lega, tuttavia, rischia di rivelarsi l’ennesimo buco nell’acqua. Se ne parla da anni, come quando nel 2018 l’economista del Carroccio, Armando Siri, propose i CIR (Conti individuali di risparmio). Fu un’idea molto simile a quella del BTp speciale. Mai messa in pratica, anche perché non saranno verosimilmente le famiglie italiane a salvare il Tesoro dallo spread. Tutti i tentativi di questi anni di rivolgersi al retail sono andati a vuoto. Tra BTp Italia e BTp Futura, gli ordini tra i risparmiatori sono sempre contenuti. Soprattutto, le scadenze lunghe non attirano. A differenza di un fondo d’investimento, una famiglia difficilmente tende ad acquistare titoli a 30 anni, tanto per fare un esempio.
Peraltro, i BTp Futura emessi sotto la pandemia ricalcano grosso modo alcune caratteristiche del proposto BTp speciale. Offrono un rendimento parzialmente legato all’andamento del PIL italiano. Non hanno riscosso alcun successo, anzi molte famiglie oggi maledicono l’investimento a tassi bassi realizzato tra il 2020 e il 2021. Infine, il costo rischia di superare il beneficio. Se quest’ultimo consiste nel sottrarre una quota maggiore di titoli alla speculazione finanziaria, stabilizzando i prezzi e abbassando lo spread, il primo è legato al beneficio fiscale concesso all’investitore. Potenzialmente troppo elevato in rapporto all’impatto (scarso) che riuscirebbe ad avere sulla montagna di debito pubblico accumulato.
Lo stesso fatto che la proposta limiti a 100 miliardi di euro l’emissione massima del BTp speciale la dice lunga sulla scarsa convenienza attesa per lo stato. Ammesso che il Tesoro riuscisse a raccogliere tale liquidità tra i cittadini italiani e che questa non andasse a discapito di altri investimenti nei BTp ordinari, parleremmo pur sempre di un ammontare inferiore al 4,5% dei titoli di stato ad oggi in circolazione.