Al termine della terza giornata di collocamento, il BTp Valore con scadenza 10 ottobre 2028 (ISIN “speciale”: IT0005565392) ha attirato complessivamente ordini per 12,9 miliardi di euro. Pur se i ritmi si rivelano un po’ meno serrati di quelli di giugno, la domanda ha sorpreso positivamente il mercato e lo stesso Tesoro. C’è fame di rendimento tra le famiglie italiane. Quattro mesi fa, i loro ordini segnarono il record storico di 18,19 miliardi di euro. Non arriveremo a quella cifra, ma non vi resteremo così distanti.
Tra BTp Valore e Italia quasi 50 miliardi in un anno
Quando parliamo di emissioni retail, cioè destinate ai soli investitori individuali, comprendiamo anche i BTp Italia, ad esclusione della sessione dedicata agli investitori istituzionali. L’ultima risale al marzo scorso e riguardava una nuova scadenza quinquennale. Gli ordini ammontarono allora a 8,56 miliardi. Nel novembre passato, altri 7,28 miliardi furono raccolti tra le famiglie a favore dei BTp Italia novembre 2028. Sommando gli ordini retail di queste quattro emissioni – due BTp Italia e due BTp Valore – otteniamo che il Tesoro è riuscito a raccogliere qualcosa come circa 47 miliardi. Al termine di questo collocamento, facile che arriveremo a quota 50 miliardi o giù di lì.
Questi dati segnalano che i BTp Valore, ancora più dei BTp Italia, siano diventati un fenomeno pop tra i risparmiatori. Coinvolgono centinaia di migliaia di persone, mobilitano migliaia di filiali bancarie, Poste Italiane, accendono dibattiti sui social e al bar. Insomma, gli italiani seguono queste operazioni più di quanto immaginiamo, si informano, calcolano, si fanno due conti e alla fine in molti decidono di impiegare la loro liquidità. Certo, se i tassi non fossero così alti, tutta questa mobilitazione non vi sarebbe. Quante emissioni di BTp Italia negli anni scorsi hanno riscosso un’accoglienza tiepida? Il rischio inflazione era considerato basso e l’investimento poco remunerativo.
Fiducia solida nel debito pubblico
Sta di fatto che lo stato italiano nel solo ultimo anno finirà per raccogliere ben oltre due punti di PIL tra i residenti per finanziare il suo enorme debito pubblico in scadenza.
Superficiale tacciare di ignoranza finanziaria il popolo dei risparmiatori, colpevole di investire “troppo” in titoli di stato domestici. Gli italiani si sono mostrati molto più avveduti di quanto pensiamo, come quando disertarono l’emissione del BTp Italia nel novembre 2018, pur in un contesto di rendimenti sovrani relativamente elevati a causa del boom dello spread. Decisero di restare alla finestra, non fidandosi della politica fiscale del governo “giallo-verde”, tutta improntata sull’implementazione di costose promesse elettorali come reddito di cittadinanza e Quota 100. Poche centinaia di milioni furono raccolte, mai così male sin dal debutto di questi bond retail dal 2012. Chi investe i propri soldi, non ha l’anello al naso.