La lotta all’inflazione non è finita, tant’è che il governatore della Bundesbank, Joachim Nagel, ieri ha commentato sulla necessità che la Banca Centrale Europea (BCE) continui ad alzare i tassi d’interesse. Preoccupa l’ascesa del dato “core”, quello al netto della componente energetica e dei generi alimentari, a marzo salito al nuovo record del 5,7% nell’Area Euro. Per misurare le aspettative d’inflazione nell’unione monetaria si possono utilizzare i bond sovrani nazionali indicizzati. Uno di questi è il BTp€i 15 maggio 2033 con cedola reale 0,10% (ISIN: IT000482994).
Questo bond è indicizzato all’indice dei prezzi Eurostat. Ieri, la quotazione si aggirava in area 83,30 centesimi, offrendo un rendimento reale alla scadenza dell’1,95%. Esso si confrontava con il 4,20% circa offerto dal BTp a 10 anni con cedola fissa. Se ne deduce che il mercato sconterebbe un’inflazione media annua intorno al 2,25%. Ricordiamo che il target fissato dalla BCE è del 2%.
Se ripetiamo lo stesso calcolo con il Bundei 2033, il bond decennale tedesco indicizzato, otteniamo che in Germania ci si aspetti un tasso d’inflazione medio per l’Area Euro del 2,50%. Infatti, il rendimento reale risultava ieri del -0,14% contro il 2,35% offerto dal Bund ordinario. Questo conferma quanto segnalato dal BTp€i 2033, ovvero che nel medio-lungo termine la crescita dei prezzi resterebbe superiore al target. Sul dato incide, però, l’alto ritmo di crescita dei prezzi al consumo per il medio-breve periodo.
Occhio a rivalutazione BTp€i 2033
Se oggi volessimo acquistare il BTp€i 2033, dovremmo spendere sui 93 centesimi, cioè 930 euro per ogni 1.000 euro nominali. Questo è dovuto al fatto che dovremmo moltiplicare la quotazione di mercato per l’indice di rivalutazione fissato dal Tesoro a 1,11692.
La moltiplicazione si deve al fatto che il BTp€i 2033 non rivaluta il capitale ogni sei mesi, bensì solo alla scadenza. Naturale che, nel caso di rivendita anticipata, si abbia il diritto a riscuotere dall’acquirente il rateo inerente la rivalutazione per il periodo di possesso del bond. Un aspetto interessante dei titoli indicizzati all’inflazione europea risiede nel possibile beneficio che si otterrebbe nel caso in cui l’inflazione italiana risultasse inferiore. Il nostro investimento sarebbe rivalutato per una percentuale superiore alla perdita del potere di acquisto accusata nel periodo. Le previsioni sembrano suggerire che accadrà proprio questo.