Da ieri il Bund a 10 anni della Germania flirta con la soglia di rendimento zero. Mentre scriviamo, offre -0,02%. Soltanto un mese fa, stava a -0,37%. L’ultima volta che ha offerto rendimenti positivi era la primavera del 2019, quasi tre anni fa. Da allora, però, è cambiato il mondo. Nel mezzo c’è stata la pandemia, che ha travolto l’economia mondiale e costretto banche centrali e governi a correre ai ripari. Le prime hanno azzerato i tassi d’interesse ovunque e inondato i mercati di liquidità, mentre i secondi hanno varato stimoli fiscali mai così potenti in era moderna per sostenere famiglie e imprese.
Quando i Bund a 10 anni offrivano un rendimento zero nel 2019, la Germania registrava un tasso d’inflazione all’1,5%. Il mese scorso, era salito al 5,3%, ai massimi dal 1992. Di fatto, il rendimento reale di queste obbligazioni viaggia oggi a -5,3% contro il -1,5% di quasi tre anni fa. E’ naturale che il mercato pretenda rendimenti nominali più alti per scontare la maggiore perdita del potere d’acquisto. D’altra parte, il ritorno dei rendimenti in territorio positivo su questa scadenza così particolare non resterebbe priva di effetti.
Rendimento zero segnale sulla BCE
Il decennale tedesco funge da riferimento nell’Eurozona per valutare il costo del debito sostenuto dai governi. Il rendimento zero segnalerebbe agli investitori che un’era si sia chiusa e che si stia tornando lentamente alla normalità. Gli obbligazionisti correrebbero a chiedere rendimenti più alti su tutti gli altri bond e gli spread si allargherebbero per quelli più deboli, tra cui i BTp.
Bisogna anche monitorare gli Schatz a 2 anni. Al momento, si aggirano attorno a un rendimento del -0,57%. Siamo a circa 20 punti base sopra i livelli di neppure un mese fa. Questa scadenza tende a captare la politica monetaria attesa dal mercato per il prossimo futuro.