Tutti concentrati sul tracollo dei BTp sul mercato. Rendimenti in crescita e prezzi in caduta libera nell’ultimo anno e mezzo. In pochi pongono l’accento in Italia circa il fatto che a patire l’aumento dei tassi di interesse per effetto dell’inflazione siano stati anche e, principalmente, i titoli di stato tedeschi. Offrivano rendimenti negativi fino ai 30 anni, cioè lungo l’intera curva, in era Covid. Adesso, offrono già il 3,70% per i bond a tre mesi. Un altro mondo.
Il Bundei è un titolo di stato indicizzato all’inflazione Eurostat, cioè all’indice dei prezzi dell’Eurozona. Corrisponde al nostro BTp€i. Ieri, esibiva una quotazione di 96,60 centesimi, mai così bassa sin dalla sua emissione di inizio 2021. A questi prezzi, offriva un rendimento reale sopra 0,45%. Il Bund a 10 anni con cedola fissa rendeva nelle stesse ore quasi il 2,90%. A conti fatti, il premio del 2,45% corrisponde al tasso d’inflazione medio atteso nei prossimi dieci anni nell’Eurozona.
Rischio inflazione sopra target BCE
Questo dato svela le preoccupazioni dei mercati di questa fase. Il target della Banca Centrale Europea è del 2%. Dunque, secondo gli investitori nel lungo termine la media dell’inflazione nell’area resterà sopra l’obiettivo di Francoforte. Con implicazioni enormi sul mercato obbligazionario. Pensate che solamente agli inizi del marzo 2022, poco più di un anno e mezzo fa, la quotazione del Bundei 2033 raggiunse il suo massimo storico a 133,40. Allora, offriva un rendimento del -1,96% contro il -0,01% del bond decennale con cedola fissa. Il mercato scontava un’inflazione media nell’area dell’1,95%.
E’ accaduto che le aspettative d’inflazione per il prossimo decennio si siano “surriscaldate” di appena lo 0,50%, ma in grado di fare crollare la quotazione del Bundei del 27,50%. Non è quello che si aspettano di solito coloro che investono in titoli di stato indicizzati. La corsa a ripararsi in questi bond contro l’inflazione avrebbe dovuto reggere i prezzi. In realtà, questi seguono l’andamento delle scadenze omologhe con cedola fissa. E poiché il Bund a 10 anni è passato da rendimenti negativi al 2,90%, inevitabilmente anche l’indicizzato è dovuto crollare di prezzo per adeguarsi alle mutate condizioni di mercato. Se fosse rimasto ai livelli massimi, oggi segnalerebbe (falsamente) un tasso d’inflazione atteso per la media decennale superiore al 5%.
Lezione da Bundei in Germania
Quale lezione possiamo trarre? Mai comprare bond a prezzi stellari quando i tassi sono bassissimi e le scadenze persino lunghe. Il rischio di bruciarsi è altissimo e dietro l’angolo. D’altra parte, adesso che il Bund offre apparentemente rendimenti reali positivi, è diventato molto più attraente anche per gli investitori stranieri. Ed è anche per questo che lo spread italiano si è impennato. Ormai comprare titoli tedeschi non avviene più in perdita.