Gli ultimi mesi sono stati spaventosi per le famiglie italiane, alle prese con il carovita come mai negli ultimi 35 anni. I consumi a giugno sono diminuiti del 3,8% su base annua, il primo serio segnale di cedimento per l’economia italiana. Il potere di acquisto non fa che diminuire e i consumatori non possono permettersi di acquistare lo stesso paniere di anche soli pochi mesi fa. E c’è una particolare categoria di famiglie su cui pesa l’aumento del costo della vita: i titolari di mutui a tasso variabile.
Per i titolari di mutui a tasso fisso il discorso cambia. La loro rata mensile non varia, perché per definizione resta costante fino alla scadenza del contratto. Invece, i nuovi sottoscrittori si espongono chiaramente alle mutate condizioni di mercato. I contratti sono agganciati all’Eurirs. Il tasso a 20 anni, ad esempio, debuttava nel 2022 allo 0,60%. Questa settimana, risultava salito all’1,75%. Chi avesse acceso un mutuo solamente sette mesi fa, verosimilmente lo avrebbe fatto a condizioni nettamente migliori di quelle attuali.
Mutui a tasso fisso, pesano i timori di recessione
Usiamo il condizionale, perché le banche sono solite reagire in ritardo alle variazioni del mercato. Ad ogni modo, la buona notizia è un’altra: i tassi Eurirs stanno scendendo bruscamente dall’apice raggiunto a giugno. Tornando alla scadenza a 20 anni, è passato dal 2,58% all’1,75%: -0,83%. E non è detto che sia finita. Come mai? I tassi a breve stanno salendo, in quanto risentono delle condizioni monetarie più restrittive. In effetti, la BCE sta alzando il costo del denaro per cercare di frenare l’inflazione.
Attenzione a pensare, però, che sia tutto così lineare. In questa fase, le banche stanno puntando molto sui mutui a tasso variabile, scorgendovi l’opportunità di percepire maggiori interessi nei prossimi anni. Al contrario, si mostrano molto restìe a erogare mutui a tasso fisso, perché temono che rimarranno scottate con l’eventuale rialzo dei tassi non ancora scontato dal mercato.