Buoni fruttiferi, gli italiani li preferiscono, in quanti hanno investito?

I buoni fruttiferi postali sono e rimangono un prodotto popolare tra gli italiani, con un numero stimato tra 25 e 30 milioni di cittadini che detengono almeno un BFP.
3 mesi fa
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buoni fruttiferi

I buoni fruttiferi postali (BFP) rappresentano uno dei prodotti di risparmio più diffusi e apprezzati in Italia, grazie alla loro sicurezza e facilità d’uso. Storicamente, gli italiani hanno dimostrato una forte propensione al risparmio, e i buoni fruttiferi, insieme ai libretti di risparmio postali, sono stati tra le forme più popolari di accumulo di capitale.

Nonostante i cambiamenti economici e finanziari degli ultimi decenni, il rapporto degli italiani con i BFP rimane solido. Questi titoli, emessi da Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e garantiti dallo Stato italiano, offrono un rendimento sicuro e, soprattutto, un basso rischio.

Ma quanti italiani possiedono ancora buoni fruttiferi postali oggi?

Un quadro statistico del possesso di buoni fruttiferi in Italia

Le cifre precise relative al numero di italiani che detengono BFP possono variare a seconda delle fonti, ma le tendenze sono chiare. Nel 2022, Cassa Depositi e Prestiti ha registrato un patrimonio totale gestito tramite buoni fruttiferi postali di circa 300 miliardi di euro. Questa cifra include sia i buoni detenuti da privati cittadini che da imprese o enti pubblici. Secondo le stime di Poste Italiane, tra 25 e 30 milioni di italiani possiedono almeno un buono fruttifero postale o un libretto di risparmio postale. Si tratta di un dato impressionante, considerato che la popolazione italiana ammonta a circa 60 milioni di abitanti. Ciò significa che circa il 40-50% degli italiani ha scelto di investire una parte dei propri risparmi in questi strumenti. Questo dato comprende non solo gli anziani, che storicamente hanno prediletto i BFP per la loro sicurezza, ma anche una crescente quota di giovani risparmiatori.

Il successo dei buoni fruttiferi postali tra gli italiani è dovuto, in parte, alla loro longevità e alla fiducia che lo Stato italiano è riuscito a instaurare con questi strumenti. I BFP furono introdotti per la prima volta nel 1924, come mezzo per raccogliere risparmi e finanziare lo sviluppo del Paese.

Da allora, hanno attraversato diverse trasformazioni, ma la loro essenza di prodotto sicuro e a basso rischio è rimasta invariata. Negli ultimi anni, Poste Italiane e CDP hanno introdotto diverse tipologie di buoni fruttiferi per adattarsi alle mutate esigenze dei risparmiatori. Attualmente, esistono buoni con durate variabili, da 3 a 20 anni, e con rendimenti che possono essere fissi o crescenti. Alcuni di questi prodotti offrono anche la possibilità di beneficiare di agevolazioni fiscali o di essere riscossi in anticipo senza perdere gli interessi maturati fino a quel momento.

Buoni fruttiferi, le motivazioni dietro la scelta

Il motivo principale per cui così tanti italiani continuano a scegliere i buoni fruttiferi postali è legato alla loro sicurezza. Essendo garantiti dallo Stato, questi titoli non sono soggetti alle oscillazioni del mercato azionario o alle incertezze economiche che possono colpire altri tipi di investimenti. In un’epoca di volatilità finanziaria, in cui molti risparmiatori si sentono insicuri nel mettere i propri soldi in borsa o in strumenti finanziari complessi, i BFP offrono una certezza che pochi altri prodotti possono garantire. Un altro fattore che gioca a favore dei buoni fruttiferi è la loro semplicità. Non richiedono una particolare competenza finanziaria per essere gestiti, né comportano costi di gestione o commissioni. Questo li rende ideali per i risparmiatori più prudenti o per coloro che preferiscono una gestione passiva del proprio denaro.

Nonostante la loro popolarità, i buoni fruttiferi postali non sono privi di critiche. Una delle principali è legata al rendimento, che negli ultimi anni è stato piuttosto basso, soprattutto se confrontato con altri strumenti finanziari. Questo è dovuto in gran parte alla politica dei tassi di interesse estremamente bassi adottata dalla Banca Centrale Europea nel periodo post-crisi economica. Negli ultimi anni, però, si è osservata una leggera ripresa dei rendimenti offerti dai BFP, in linea con l’aumento dei tassi di interesse a livello globale.

Tuttavia, per molti risparmiatori italiani, la sicurezza rimane il fattore decisivo nella scelta dei buoni fruttiferi, anche a fronte di rendimenti modesti.

Buoni fruttiferi, un futuro incerto?

Mentre i buoni fruttiferi postali continuano ad avere un posto di rilievo tra gli strumenti di risparmio preferiti dagli italiani, il loro futuro non è privo di incertezze. Le dinamiche economiche globali, l’inflazione e i cambiamenti nelle politiche monetarie potrebbero influenzare il rendimento di questi titoli e la loro capacità di attrarre nuovi risparmiatori. Inoltre, con l’avvento delle nuove tecnologie finanziarie, come le piattaforme di investimento digitale, gli italiani, specialmente i più giovani, potrebbero essere tentati da opzioni più dinamiche e potenzialmente redditizie, anche se più rischiose. Tuttavia, è improbabile che i BFP perdano completamente il loro fascino. La loro storia quasi centenaria e il rapporto di fiducia che hanno instaurato con milioni di italiani li rendono un pilastro del risparmio nazionale. buoni fruttiferi postali sono e rimangono un prodotto popolare tra gli italiani, con un numero stimato tra 25 e 30 milioni di cittadini che detengono almeno un BFP.

Riassumendo…

  • La loro sicurezza, semplicità e la garanzia dello Stato italiano li rendono una scelta affidabile per chi cerca un rifugio sicuro per i propri risparmi;
  • si stimano tra i 25 e i 30 milioni di italiani con almeno un BFP;
  • con le nuove opportunità di investimento, sarà interessante vedere come i buoni fruttiferi postali si evolveranno per rimanere competitivi e rilevanti nel panorama finanziario italiano.

Daniele Magliuolo

Redattore di InvestireOggi.it dal 2017 nella sezione News, si occupa di redazione articoli per il web sin dal 2010.
Tra le sue passioni si annoverano cinema, filosofia, musica, letteratura, fumetti e altro ancora. La scrittura è una di queste, e si dichiara felice di averla trasformata in un vero e proprio lavoro.
Nell'era degli algoritmi che archiviano il nostro sentire al fine di rinchiuderci in un enorme echo chamber, pone al centro di ogni suo articolo la riflessione umana, elemento distintivo che nessuna tecnologia, si spera, potrà mai replicare.

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