Le borse mondiali principali sono nella tempesta e, come evidenzia Vittorio Carlini a Ilsole24ore, a gravare sulla situazione in Europa c’è anche la grave crisi energetica legata alla guerra in Ucraina. Per questo i risparmiatori cercano degli strumenti sicuri nei quali investire come i buoni fruttiferi postali. Questo prodotto, infatti, fin dalla sua nascita è stato sempre molto caro agli italiani perché, almeno all’inizio, offriva rendimenti più che interessanti.
Di solito erano i nonni a regalarli ai nipoti per il compleanno o per una ricorrenza importante.
Con il passare degli anni, però, gli interessi sono calati e con essi a malapena si riesce a proteggere il proprio denaro dall’aumento dell’inflazione. L’anno scorso i tassi hanno toccato livelli molto bassi mentre ora, con l’aggiornamento di luglio 2022, i bfp sono tornati a essere uno strumento competitivo.
Bfp: da quasi 100 anni, gli strumenti di investimento tra i preferiti dagli italiani
Nonostante i tassi di interesse ballerini degli ultimi anni, i buoni fruttiferi postali continuano a essere tra gli strumenti di investimento tra i preferiti dagli italiani. Sono emessi dalla Cdp, garantiti dallo Stato Italiano e collocati in esclusiva da Poste Italiane. Il punto di forza di questo prodotto è che il capitale investito si può richiedere in ogni momento. Gli interessi, invece, maturano dopo un determinato periodo.
L’altro punto di forza dei bfp è che si possono investire anche delle piccole somme e che non hanno costi di emissione, gestione e rimborso tranne gli oneri di natura fiscale. In più la ritenuta fiscale è del 12,50% come nel caso dei buoni del Tesoro mentre tutti gli altri strumenti finanziati hanno una ritenuta fiscale del 26%.
I buoni fruttiferi postali si possono sottoscrivere sia in forma cartacea che dematerializzata. Nel primo caso bisogna conservare il documento gelosamente e si deve fare attenzione alla prescrizione. Per la sottoscrizione degli altri, invece, è necessario possedere un conto corrente postale o un libretto postale (che fungeranno da conto di regolamento) con la medesima intestazione del titolo. Non si rischia con questa tipologia di buoni che avvenga la prescrizione perché il rimborso, scaduto il titolo, avverrà direttamente sul conto di regolamento. Attenzione quindi alla prescrizione perché quando scatterà, dieci anni dopo la scadenza del bfp, non si potrà richiedere né la cifra investita e nemmeno gli interessi.
Tre tipologie di buoni fruttiferi postali da tenere sott’occhio
Tra le varie tipologie di buoni fruttiferi postali disponibili sul mercato c’è l’ultimo arrivato che è il Rinnova. È sottoscrivibile, però, solo da chi a partire dal 20 settembre scorso ha rimborso uno o più buoni. Esso prevede un rendimento fisso che cresce nel tempo, dura massimo sei anni e offre un rendimento annuo lordo a scadenza dell’1% dopo 3 anni e del 2,25% dopo 6 anni.
Ci sono poi i 4×4 per chi desidera investire fino a 16 anni contando su rendimenti fissi che crescono nel tempo. Si ha flessibilità di rimborso quando si vuole entro il termine di prescrizione mentre il riconoscimento degli interessi maturati si ha dopo 4, 8 e 12 anni. Il rendimento annuo lordo è invece dell’1% dopo 4 anni, dell’1,50% dopo 8 anni, dell’1,75% dopo 12 anni e del 3% dopo 16 anni.
Chiudiamo con il buono 3 anni Plus per investimenti fino a 3 anni. Grazie a esso si hanno rendimenti fissi nel tempo e si ha flessibilità di rimborso quando si vuole, sempre entro i termini di prescrizione. Dalle condizioni in vigore dal 6 luglio si evince che il tasso di interesse lordo di tali buoni fruttiferi postali sarà dell’1%.
I titoli indicati si potranno sottoscrivere anche online. Si dovrà però essere titolari di un libretto smart o di un conto BancoPosta abilitati ai servizi dispositivi online. La sottoscrizione potrà avvenire da web mediante il Risparmio Postale online e BancoPosta online-Internet Banking nonché mediante l’applicazione BancoPosta.