I Buoni fruttiferi postali sono prodotti d’investimento a bassissimo rischio e rivolti al pubblico dei risparmiatori. In quasi cento anni di storia, hanno consentito a generazioni di italiani di mettere a frutto i loro sacrifici a favore di figli, nipoti o semplicemente del proprio futuro. Sono emessi dalla Cassa depositi e prestiti, una società controllata dal Ministero di economia e finanze, e sono distribuiti da Poste Italiane. Tra i vantaggi, la tassazione di favore: sugli interessi si paga il 12,5% allo stato come per i titoli pubblici, anziché il 26% dovuto su quasi tutti gli altri prodotti.
C’è un unico rischio reale: se il possessore dimentica di riscuotere i Buoni fruttiferi postali in tempo, perde capitale e interessi. Ciò avviene con la prescrizione a distanza di dieci anni dalla data di scadenza. Ad esempio, se il mio buono scadeva il 31 dicembre 2011, ho avuto tempo fino al 31 dicembre scorso per ritirare la cifra fruttata dall’investimento. Se non lo avessi fatto, oggi avrei perso tutto. E dovete crederci se vi diciamo che sono tanti gli italiani che ci scrivono dicendo che hanno rinvenuto in qualche cassetto dei genitori o dei nonni Buoni fruttiferi postali ormai datati e che non riescono più a riscuotere.
Buoni fruttiferi postali dematerializzati, differenze con i cartacei
Se vogliamo evitare questo rischio, possiamo optare per i Buoni fruttiferi postali dematerializzati. Di cosa si tratta? Sono esattamente gli stessi prodotti, ma con la differenza che non si trovano in forma cartacea. Il titolare di un libretto di risparmio o di un conto corrente postale può acquistarli online, dopo essersi registrato e accedendo alla propria Area Riservata con le credenziali. Anche in questo caso, l’investimento minimo parte da 50 euro. Praticamente, tutti i buoni cartacei sono ormai da anni anche dematerializzati. Ce ne sono alcuni, però, che possono essere acquistati solamente nella seconda modalità: Buono inflazione, Buono Europa e BFP7insieme.
Perché il rischio di perdere tutto per una dimenticanza qui non esiste? Il titolare dei Buoni fruttiferi postali dematerializzati riceverà alla scadenza l’accredito del capitale e dei relativi interessi maturati direttamente sul libretto di risparmio o sul conto corrente postale collegato. Dunque, la prescrizione non può avvenire per il semplice fatto che il titolare non è tenuto a recarsi fisicamente all’ufficio di Poste per riscuotere il dovuto. Ci pensa direttamente l’emittente. Certo, se poi il libretto di risparmio o il conto corrente postale non sono movimentati per almeno dieci anni consecutivi, come ogni altro strumento diventa formalmente “dormiente”. Ma questa è un’altra storia.