Buoni fruttiferi postali emergenza Coronavirus: si rischia di perdere il capitale investito?

I buoni fruttiferi postali sono un prodotto di investimento garantito dallo Stato: ci si chiede però se si rischia per l'emergenza Coronavirus che il capitale investito possa essere a rischio.
5 anni fa
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Buoni fruttiferi postali aggiornamento tassi

I buoni fruttiferi postali sono un prodotto di investimento garantito dallo Stato e collocato sul mercato da Poste Italiane. Sono molto amati, poi, perché non hanno spese per la sottoscrizione ed il rimborso tranne gli oneri fiscali. Ci si chiede però se si rischia, per l’emergenza Coronavirus, che i tassi vengano ridotti o che il capitale investito possa essere a rischio.

Capitale investito in bfp

I buoni fruttiferi postali, come comunicato, sono garantiti dallo Stato Italiano. Questo significa che hanno sempre la garanzia e la tutela dello Stato anche per l’emergenza Coronavirus per ciò che riguarda la restituzione del capitale investito nonché il pagamento degli interessi.

Il rischio di perdere il denaro, quindi, è praticamente nullo. Ci si chiede però cosa succede nel caso di default dello Stato a causa del quale quest’ultimo non è in grado di rimborsare la somma investita. Ebbene, tale eventualità è molto remota grazie anche alle azioni della Bce per cui è inutile pensare a tale scenario.

Per quanto riguarda gli altri prodotti sottoscrivibili con Poste Italiane, ci sono ad esempio le polizza vita a capitale garantito. Esse vengono considerate in questo periodo abbastanza sicure. Quelle di Ramo III, invece, incerte in quanto il loro rendimento è soggetto alle oscillazioni del mercato.

Rischio tassi inferiori per emergenza Coronavirus?

Una nostra lettrice ci chiede se si corre il rischio che i tassi dei buoni fruttiferi postali vengano abbassati come nel 1986. Ebbene quello che possiamo dire è che le Poste possono modificare il rendimento dell’investimento iniziale qualora la legge lo consenta anche dopo l’emissione dei buoni. Basti pensare alla variazione risalente al 1986 quando, per un Decreto Ministeriale, furono convertiti i tassi di interesse della serie “O” e di quella “P” in quelli della serie “Q” che erano meno vantaggiosi.

In merito a ciò sono nate poi delle diatribe anche perché molti che avevano sottoscritto tali titoli (ovviamente cartacei) si sono ritrovati questi ultimi non adeguati ai nuovi tassi di interesse.

Sul retro dei bfp, infatti, comparivano le tabelle dei vecchi interessi senza la nuova modifica e ciò ha permesso a tali risparmiatori di ottenere il rimborso degli interessi indicati sul retro.

Leggete anche: Buoni fruttiferi postali interessi errati: i 5 passi del ricorso all’Abf

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alessandradibartolomeo

Da novembre 2016 fa parte della redazione di InvestireOggi curando la sezione Risparmio, e scrivendo su tematiche di carattere politico ed economico. E’ Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Campania.
Dopo una formazione classica, l’amore per la scrittura l’ha portata già da più di dieci anni a lavorare nell’ambiente del giornalismo. Ha collaborato in passato con diverse testate online, trattando temi legati al risparmio e all’economia.

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