Buoni fruttiferi postali falsificati: ecco cosa è successo

54 buoni fruttiferi falsificati ma ora arriva la condanna del Tribunale di Termini Imerese: ecco cosa è accaduto.
4 anni fa
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Buono fruttifero postale del 1983.

I buoni fruttiferi postali, uno tra i prodotti di investimento più amati dagli italiani, sono finiti nel mirino delle truffe. Perché, cosa è accaduto? Ebbene un dipendente delle Poste avrebbe intascato circa 400 mila euro dopo averli falsificati e l’ultima notizia di questi giorni, riportata da molti quotidiani siciliani, è che è arrivata la condanna del Tribunale di Termini Imerese. Ciò sia per il dipendente che per il direttore dell’ufficio. Quest’ultimo, infatti, non avrebbe vigilato accuratamente. L’accusa è quella di peculato.

L’accusa di peculato per bfp falsificati

Il dipendente di un ufficio postale insieme con il direttore dell’ufficio sono stati condannati dal Tribunale di Termini Imerese per peculato. Il primo per aver intascato 400 mila euro per titoli falsificati ed il secondo per non aver vigilato sul dipendente. I buoni falsi erano 54 e quasi perfetti. Secondo l’accusa sarebbero stati venduti ad una decina di risparmiatori che avrebbero perso quindi i loro risparmi. Costoro, però, dovranno essere risarciti insieme a Poste.

Secondo la ricostruzione della Procura i buoni postali fruttiferi falsificati, come detto, erano in tutto 54. Essi non avevano la filigrana ed i timbri che ne certificavano l’autenticità. Erano comunque delle copie quasi perfette. In merito a tale sentenza, però, i due imputati hanno già annunciato che faranno appello per cui si dovrà capire cosa si deciderà in seguito.

L’accusa mossa è quella di peculato. Ma cosa si intende con questo parola? Ebbene il peculato si configura come appropriazione indebita di denaro o cose simili che al momento della consumazione della frode si trova in disponibilità del soggetto attivo in virtù del suo servizio o ufficio.

Cosa sono i buoni fruttiferi postali

I buoni fruttiferi postali sono molto amati dagli italiani. Il motivo è semplice: in primis perché sono garantiti dallo Stato Italiano e poi perché sono a zeri costi.

Non si paga infatti nulla per la sottoscrizione e per il rimborso eccetto gli oneri fiscali. Sono poi soggetti ad una tassazione del 12,50% e sono esenti dall’imposta di successione.

Sono un prodotto emesso dalla Cassa Depositi e Prestiti Spa e collocato sul mercato da Poste Italiane. Al momento il buono che rende interessi maggiori a febbraio 2021 è il 4×4. C’è però anche il 3×4 con rendimento annuo lordo a scadenza (12 anni) dello 0,50%, quello ordinario con rendimento annuo lordo a scadenza (20 anni) dello 0,30% e quello 4 anni RisparmioSemplice con rendimento standard alla scadenza dello 0,25% o dello 0,50% annuo lordo al raggiungimento di minimo 24 sottoscrizioni periodiche nel piano di Risparmio RisparmioSemplice.

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alessandradibartolomeo

Da novembre 2016 fa parte della redazione di InvestireOggi curando la sezione Risparmio, e scrivendo su tematiche di carattere politico ed economico. E’ Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Campania.
Dopo una formazione classica, l’amore per la scrittura l’ha portata già da più di dieci anni a lavorare nell’ambiente del giornalismo. Ha collaborato in passato con diverse testate online, trattando temi legati al risparmio e all’economia.

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