Buoni fruttiferi postali: i vantaggi e gli svantaggi a confronto con i Titoli di Stato

A confronto Titoli di Stato e Buoni fruttiferi postali: vantaggi e svantaggi.
5 anni fa
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buono postale

I buoni fruttiferi postali sono un investimento ottimo per i piccoli risparmiatori che non vogliono correre i rischi del mercato. Questo perché sono garantiti dallo Stato Italiano, non hanno costi e poi perché è possibile chiedere il rimborso del capitale investito quando si vuole. Ci si chiede però quali sono i principali vantaggi e quali gli svantaggi rispetto ai Titoli di Stato.

Buoni e Titoli: cosa scegliere

Tra i buoni postali preferiti dagli italiani nel 2018 ci sono quelli 3×2 e 3×4. Con il primo è possibile chiedere il rimborso già dopo tre anni e la durata è di massimo sei.

Tali bfp hanno un tasso annuo lordo che è fisso e crescente ed esattamente dello 0,35% alla fine dei primi tre anni per arrivare all’1,25% alla fine del sesto anno. La seconda offerta, ovvero quella 3×4 è l’ideale per chi desidera un risparmio più lungo ma con possibilità di rimborso già dal terzo anno. Il rendimento annuo lordo è dello 0,35% al termine dei primi tre anni, dell’1% al termine del sesto e del 2,25% nei trienni successivi. Considerando l’investimento medio-lungo il confronto può essere fatto con i Btp (buoni del Tesoro) in quanto nell’ultima asta di maggio quello a 10 anni è stato offerto dal Tesoro con un rendimento lordo pari al 2,6%.

La sostanziale differenza è che chi investe nei buoni postali può stare tranquillo mentre chi in Titoli un po’ meno. I primi perché, come detto, sono garantiti dallo Stato Italiano ed il rimborso può essere richiesto in ogni momento. Il problema dei secondi, emessi dal Tesoro, invece, è che può capitare di dover vendere ad un prezzo più basso di quello acquistato (se si vende prima della scadenza) e quindi con una perdita.

E dal punto di vista fiscale?

Dal punto di vista fiscale i buoni fruttiferi postali sono tassati al 12,50% ed inoltre non hanno alcuna imposta di bollo fino a 5.000 euro mentre oltre tale cifra è pari allo 0,2 per mille.

Infine, a differenza dei Titoli di Stato in cui il risparmiatore per la gestione del deposito bancario sul quale ha il titolo paga delle spese che non possono essere superiori ai 10 euro a semestre, i buoni postali non hanno alcun costo di gestione, emissione o rimborso.

I titoli di Stato possono essere sottoscritti sia nel mercato secondario che in asta. Le commissioni massime per i Bot (recente norma trasparenza bancaria) sono le seguenti (dati Mef):

  • +0,03% per titoli di durata inferiori o uguale a ottanta giorni,
  • +0,05% per quelli di durata maggiore di ottanta o uguale a centoquaranta giorni,
  • +0,10% per durata tra centoquarantuno e duecentosettanta giorni e infine
  • +0,15% per durata residua maggiori di duecento settantuno giorni.

Queste commissioni vanno aggiunte al prezzo applicato dagli intermediari a coloro che li sottoscrivono che è uguale al prezzo medio ponderato che risulta dall’asta.

Per quelli che vengono acquistati sul mercato secondario sono gli Istituti di Credito o gli intermediari ad applicare le commissioni che devono essere negoziate prima con il risparmiatore durante la sottoscrizione.

Infine ricordiamo che la tassazione sulle rendite dei titoli di Stato in arrivo da Btp, Bot, Cct e Ctz è del 12,50%.

Leggete anche: Buoni fruttiferi postali: errata liquidazione interessi da parte di Poste e sorpresa al ritiro.

alessandradibartolomeo

Da novembre 2016 fa parte della redazione di InvestireOggi curando la sezione Risparmio, e scrivendo su tematiche di carattere politico ed economico. E’ Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Campania.
Dopo una formazione classica, l’amore per la scrittura l’ha portata già da più di dieci anni a lavorare nell’ambiente del giornalismo. Ha collaborato in passato con diverse testate online, trattando temi legati al risparmio e all’economia.

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