Buoni fruttiferi postali: quale tassazione si applica e che sono il tasso nominale annuo lordo e quello effettivo

Dai primi passi nel 1925 alla complessità delle normative attuali: un'analisi approfondita su carta e in digitale, sulla tassazione applicata e sulla differenza tra tasso nominale annuo lordo ed effettivo di rendimento dei buoni fruttiferi postali.
11 mesi fa
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Qual è la durata dei buoni fruttiferi postali: 20 0 30 anni?

I buoni fruttiferi postali, nati nel 1925, hanno attraversato un lungo cammino e nel tempo si sono consolidati come uno degli strumenti finanziari più amati dagli italiani. La loro storia è intessuta di tradizione e adattamento, ma anche di sfide legate alla complessa rete normativa e fiscale del nostro Paese. In quest’articolo spiegheremo qual è la tassazione che viene applicata su tali prodotti e che cosa sono il tasso nominale annuo lordo nonché quello effettivo lordo e netto. In più, spiegheremo che differenza c’è tra titoli cartacei e dematerializzati.

Cartacei vs dematerializzati: un confronto approfondito

Perché scegliere i buoni fruttiferi postali dematerializzati e non i cartacei? Ebbene, come tutti immagineranno, l’avvento della tecnologia ha portato i bfp a evolversi dalla forma tradizionale a quella dematerializzata. Tale passaggio non è stato solo una questione di forma, ma ha comportato un cambiamento radicale nella gestione e nell’accesso a tali investimenti.

Nel caso di titoli cartacei, come tutti sapranno, il sottoscrittore riceve un titolo fisico durante la sottoscrizione. Quest’ultimo è essenziale per richiedere il rimborso, sia anticipato che alla scadenza. La custodia e l’utilizzo responsabile di questo titolo sono a carico del sottoscrittore.
I dematerializzati, invece, sono rappresentati esclusivamente da una registrazione contabile effettuata su un conto di regolamento, come un Libretto di risparmio postale o un conto corrente Bancoposta.

Quest’ultima tipologia di bfp, quindi, deve essere associata allo stesso intestatario del conto di regolamento corrispondente. Il punto di forza è che nel caso di richiesta di rimborso, sia anticipato che alla scadenza, l’importo maturato viene automaticamente accreditato sul conto di regolamento. Significa che non c’è il rischio che il proprio titolo cada in prescrizione. Quest’ultima scatta dopo dieci anni dalla scadenza del bfp e quando avviene si perde il diritto a riscuotere sia il capitale investito che gli interessi maturati.

La complessità della tassazione: un’analisi dettagliata

La storia normativa dei buoni fruttiferi postali è un intreccio di cambiamenti e adattamenti, con la tassazione che ha giocato un ruolo chiave nella definizione del loro rendimento netto. Per quanto riguarda i titoli emessi fino al 20 settembre 1986, essi sono esenti dalla ritenuta fiscale. Dopo tale data e fino al 31 agosto 1987 sono assoggettati a una ritenuta fiscale del 6,25%. I buoni postali emessi a partire dal 1° settembre 1987 e fino al 23 giugno 1997 sono invece assoggettati a una ritenuta fiscale del 12,50% che è stata poi soppressa. È stata, infatti, sostituita con l’imposta sostitutiva sugli interessi che è del 12,50% (tutt’ora vigente).

Alla domanda: cos’è il tasso nominale annuo lordo, rispondiamo che si tratta del tasso a cui l’investimento cresce in un determinato anno. Quello effettivo di rendimento annuo lordo, invece, misura la crescita media annua su base annua, esattamente dalla data della sottoscrizione fino ad un determinato periodo.

Ecco un esempio: un bfp che offre un tasso nominale annuo lordo dell’1% il primo anno e del 2% in secondo anno avrebbe un tasso effettivo di rendimento annuo lordo (per i due anni) dell’1,5%. Ricordiamo che il rendimento effettivo annuo lordo è al lordo di tutte le imposte dovute mentre quello netto considera anche l’applicazione dell’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi senza però tenere conto dell’imposta di bollo eventualmente dovuta.

In conclusione…

1. I buoni fruttiferi postali hanno dimostrato una sorprendente capacità di adattamento nel corso degli anni, passando da formati cartacei a soluzioni dematerializzate per soddisfare le esigenze moderne degli investitori
2. La complessità delle normative fiscali è stata una costante nella storia dei buoni, con gli investitori costretti a navigare tra le sfide della tassazione per massimizzare i rendimenti
3. La dematerializzazione rappresenta un passo verso l’innovazione, rendendo più accessibili e gestibili i buoni fruttiferi postali in un mondo sempre più digitalizzato
4.

In un panorama finanziario complesso, la consapevolezza delle normative e delle opzioni di investimento è cruciale per gli investitori che cercano di sfruttare appieno i benefici dei bfp.

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