Un bellunese aveva tra le mani 2 buoni fruttiferi postali di 5 milioni di lire ognuno dei quali sottoscritto nell’ufficio postale di Mel. Alla scadenza dei titoli l’uomo si è presentato presso gli uffici di Poste Italiane insieme ad un avvocato in quanto era sicuro che gli venissero applicati tassi sfavorevoli e così è stato. L’uomo avrebbe dovuto ricevere secondo le stime di un perito la cifra di 123 mila 438,90 euro ma ciò non è stato possibile.
Il caso dei buoni fruttiferi postali
Lo studio legale Righes è quello al quale si è affidato un risparmiatore bellunese per ottenere quanto gli spettava realmente dalla liquidazione dei bfp in suo possesso dopo essersi recato sia alle Poste di Mel che a quelle di Belluno senza ottenere nulla di quanto si aspettava.
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La non stampa dei nuovi buoni
Lo studio legale Righes ha comunicato che nel 1986 quando l’inflazione è scesa il Decreto ha variato i rendimenti in maniera negativa emanando nuovi buoni della serie Q. Poste Italiane, però, non ha stampato nuovi buoni ma ha continuato ad utilizzare la modulistica inerente a quelli delle serie P ed O che riportava i vecchi rendimenti (che ovviamente erano migliori dei nuovi) aggiornandoli con dei timbri. Questi ultimi sul davanti del buono indicavano la nuova serie ovvero la Q mentre sul retro i nuovi rendimenti. Il problema è che alle volte il timbro di dietro riportava soltanto i rendimenti inerenti ai primi 20 anni per cui quelli dal 21° al 30° anno restavano invariati.
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I buoni del risparmiatore bellunese
Il risparmiatore di Belluno aveva un buono fruttifero postale del 1982 della serie O che era stato fatto firmare da Poste Italiane nel 1989 con il timbro della serie “P” e successivamente della serie “QP”. Lo studio legale Righes ha però comunicato che tale titolo prevedeva dal 21° al 30° anno circa 900 euro ogni 2 mesi in quanto l’aggiornamento con i timbri è avvenuto in modo incompleto.
Proprio per questo il signore si è fatto assistere dall’avvocato Campeis dello studio legale su indicato che ha inviato a Poste Italiane una lettera nella quale informava l’azienda che avrebbe assistito il suo cliente allo sportello per ottenere l’importo dovuto dei buoni ovvero circa 123 mila. Le Poste, però, hanno comunicato che l’importo massimo che spettava al signore era di 52 mila euro totali. Il risparmiatore è quindi tornato allo studio legale che ha inviato una diffida a Poste Italiane affinché liquidasse in breve tempo i buoni secondo i termini riportati dietro di essi. I tempi sono però scaduti senza che Poste abbia fatto nulla per cui ora ci si affiderà al Tribunale che procederà con un decreto ingiuntivo.
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