Di recente la Federconsumatori ha indetto una class action riguardante i buoni fruttiferi postali della serie Q. Parliamo di quelli emessi tra il 1° luglio 1986 ed il 31 ottobre 1995 e riscossi entro il 19 maggio di quest’anno. Il problema inerente a tale titoli è che dopo 30 anni, i risparmiatori hanno ricevuto importi più bassi di quelli calcolati. I buoni fruttiferi postali hanno fruttato di meno secondo l’Associazione a Difesa dei Consumatori per colpa delle ritenute fiscali dal 21° al 30° anno. Il titolo doveva essere liquidato al lordo delle ritenute fiscali, quindi rispettando la tabella dei rendimenti scritta dietro il buono che valeva come la firma di un contratto.
La prima udienza sui buoni fruttiferi postali serie Q
Nella giornata del’8 novembre si è tenuta la prima udienza sui bfp della serie Q ma il giudice ha rinviato la decisione sull’ammissibilità della class action. Sono tantissime le persone che vi hanno aderito sostenendo di aver ricevuto liquidazioni più basse rispetto a quelle attese. Si dovrà quindi ancora attendere perché il giudice ha chiesto altro tempo per decidere. Il motivo principale è che è necessario stabilire se Cassa Depositi e Prestiti e il Ministero dell’Economia devono o no partecipare alla causa. Questo perché entrambi hanno emesso i titoli.
Poste Italiane vorrebbe che i due enti partecipassero ma la Federconsumatori non vuole in quanto si allungherebbero ancora i tempi e si complicherebbe il percorso giuridico. Un altro elemento per il quale il giudice ha preso tempo è capire se per una controversia come quella su indicata può esserci una class action. Per le Poste, infatti, i fatti ci sono stati prima del 2009 e quindi prima dell’approvazione delle legge sull’azione di classe mentre per l’Associazione i fatti sono recenti, riguardano infatti la riscossione.
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