Buoni pasto al posto dello stipendio: è legale pagare solo con i voucher?

I buoni pasto possono sostituire la busta paga? La nuova frontiera del precariato legato ai voucher. Un fenomeno preoccupante
8 anni fa
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Ticket restaurant

I buoni pasto nascono teoricamente per rimborsare al lavoratore le spese per il pranzo fuori casa (i ticket sono di norma accettati sia nei supermercati che presso bar e ristoranti). Ma la nuova frontiera del precariato ha raccolto segnalazioni di lavoratori pagati solo mezzo voucher per generi alimentari. A denunciare questa pratica è la Cgil Toscana.

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Stipendio? No cibo: buoni pasto invece della busta paga

Da alcune recenti vertenze sindacali emerge la pratica di retribuire i lavoratori tramite buoni pasto.

Statisticamente i più coinvolti da questo sistema sono i giovani e gli over 50  disoccupati da lungo periodo e che hanno già esaurito il ricorso agli ammortizzatori sociali. Per quanto riguarda invece il settore professionale, il più colpito sembra essere quello del commercio/pubblici esercizi, con attività stagionali.

La spiegazione la fornisce proprio la Cgil: “ai datori di lavoro di sicuro conviene: spendono poco, meno perfino che con i voucher (i buoni lavoro), visto che il taglio minimo dei buoni pasto cartacei è di 5,29 euro, mentre il voucher vale 10 euro l’ora e garantisce un salario netto di 7,50 euro al lavoratore. Inoltre, con questo sistema i datori pagano solo a nero e possono perfino scaricare dalle tasse quello che spendono per comprare i buoni pasto che esistono di vario taglio: fino a 12 euro”. Dall’altra parte ci sono giovani e over 50 anni senza lavoro e pronti ad accettare anche cibo al posto dello stipendio. Una sorta di odioso ricatto sociale che fa leva sulla disperazione indotta dalla crisi economica e occupazionale.

Alessandra De Angelis

In InvestireOggi.it sin dal 2010, svolge il ruolo di Caporedattrice e titolista, e si occupa della programmazione e selezione degli argomenti per lo staff di redazione.
Classe 1982, dopo una laurea in giurisprudenza lavora all’estero per poi tornare in Italia. Cultrice dell'arte della scrittura nelle sue diverse declinazioni, per alcuni anni si è anche occupata di Content Seo per alcune aziende del milanese.

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