Buoni postali fruttiferi serie Q/P PFR: richiesti e ottenuti interessi maggiori

Cointestataria di due buoni postali della serie Q/P della cifra di 100 mila lire ciascuno ottiene cifra più bassa rispetto alla tabella retro-titolo per cui si affida all'Abf e vince.
4 anni fa
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Buono fruttifero postale del 1983.

In data 8 marzo 2021 sono state pubblicate nuove decisioni sul sito ufficiale dell’Arbitro Bancario Finanziario anche in merito ai buoni postali fruttiferi. Nel dettaglio la decisione numero 2130 del 27 gennaio scorso riguarda una cointestataria di due buoni postali della serie Q/P “Pfr” della cifra di 100 mila lire ciascuno emessi nell’anno 1988. A marzo 2020, però, l’intermediario ha riconosciuto soltanto la cifra di 573 euro per ogni buono e quindi una cifra più bassa rispetto alle aspettative.
La parte ricorrente il ricorso, però, ha rifiutato la liquidazione dei titoli contestando la cifra.

Ha comunicato, infatti, che i timbri che modificavano i tassi di rendimento non dicevano nulla del periodo compreso tra il ventunesimo ed il trentesimo anno per cui doveva trovare applicazione quanto previsto sul retro dei titoli come da consolidato orientamento dell’Arbitro Bancario Finanziario. Ha chiesto quindi a quest’ultimo che venisse riconosciuto il suo diritto di ricevere il rendimento indicato dietro ai titoli per gli anni su indicati.
Ecco le controdeduzioni dell’intermediario e la decisione del Collegio di Torino.

Bfp Pfr serie Q/P: controdeduzioni

L’intermediario nelle sue controdeduzioni ha comunicato che in base al Decreto Ministeriale del 13 giugno 1986 che istituiva la serie Q per i primi 20 anni i tassi di interesse in misura percentuale erano dell’8, del 9, del 10,50 e del 12%. Essi prevedevano un rendimento calcolato con un interesse composto e proprio per questo l’importo era diverso ogni due mesi di anno in anno. Dal ventesimo al trentesimo mese, invece, il tasso di interesse era sempre del 12% ma con un rendimento calcolato sull’interesse semplice.
L’intermediario ha poi comunicato di aver inserito, come disposto dal Dm 1986, un timbro con i nuovi tassi sui moduli della serie P e non anche gli importi da corrispondere. Per questo ha asserito di aver agito rispettando le regole su indicate e ha chiesto di rigettare il ricorso.

La decisione del Collegio di Torino

Il Collegio di Torino, ecco il link della decisione, ha esaminato i due buoni constatando che erano della serie Q/P del valore nominale di 100 mila lire ognuno emessi il 18 aprile 1988. In origine essi erano della serie P ma riportavano sul davanti la variazione a Q e dietro i nuovi tassi ma soltanto dal primo al ventesimo anno senza riportare indicazioni su quelli da applicare per gli ultimi dieci anni. La domanda della ricorrente è stata quindi accolta per cui l’intermediario dovrà rimborsare i titoli provvedendo alla liquidazione degli interessi dall’anno 21° al 30°.
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alessandradibartolomeo

Da novembre 2016 fa parte della redazione di InvestireOggi curando la sezione Risparmio, e scrivendo su tematiche di carattere politico ed economico. E’ Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Campania.
Dopo una formazione classica, l’amore per la scrittura l’ha portata già da più di dieci anni a lavorare nell’ambiente del giornalismo. Ha collaborato in passato con diverse testate online, trattando temi legati al risparmio e all’economia.

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