Con il taglio dei tassi di interesse deciso nella giornata di oggi, la Banca Centrale Europea (BCE) porta finalmente buone notizie per centinaia di migliaia di famiglie intestatarie di un mutuo a tasso variabile o che desiderino indebitarsi nei prossimi mesi, magari per l’acquisto di una casa. Non saranno, viceversa, molto contenti i risparmiatori, che stavano vedendo un po’ di luce dopo tanti anni passati a tenersi liquidi per via dei bassissimi rendimenti offerti da banche, governi e società private.
Buoni del Tesoro, c’è chi parla di “boomerang”
L’analisi, almeno fermandosi a leggere superficialmente i titoli dei giornali, appare come minimo superficiale, per non dire sbagliata. E vi spieghiamo perché. Nei primi cinque mesi dell’anno, il costo medio ponderato dei Buoni del Tesoro all’emissione è stato del 3,57%. Pur in calo dall’apice del 3,76% dello scorso anno, risulta in nettissima risalita dallo 0,10% del 2021. Considerato che al 31 maggio lo stock dei titoli emessi risultava di 2.458 miliardi, il dato implicherebbe a regime un costo di circa 88 miliardi all’anno, oltre alla parte del debito pubblico contratto in forma di prestiti (verso banche, organismi internazionali, ecc).
Boom spesa per interessi
Se avessimo tenuto i costi ai livelli del 2021, avremmo speso meno di 250 milioni all’anno. In altre parole, il rialzo dei tassi ci è costato qualcosa come circa 87,50 miliardi annuali. In realtà, le cose stanno un po’ diversamente. Stiamo facendo un raffronto tra il dato massimo di questi mesi e il dato minimo di sempre. Né l’uno e né l’altro rappresentano i rendimenti di lungo periodo dei nostri Buoni del Tesoro. In ogni caso, il trend appare chiaro.
Il boom dei costi all’emissione è avvenuto sin dai primi mesi del 2022, quando l’inflazione nell’Eurozona iniziava a preludere una stretta monetaria della BCE. Dalla fine del 2021 al febbraio scorso, le famiglie italiane hanno evitato l’impennata dello spread con acquisti netti di Buoni del Tesoro per oltre 190 miliardi di euro. Nello stesso periodo, gli investitori stranieri hanno ridotto le loro esposizioni di 7,25 miliardi. E il debito pubblico è salito di 194 miliardi. In queste cifre è racchiuso il segreto del successo del nostro debito. Le famiglie hanno finanziato la quasi totalità delle emissioni nette degli ultimi due anni e passa.
Alti rendimenti allettano risparmiatori
A cos’è stata dovuta questa corsa ai Buoni del Tesoro? Essendo diventati più redditizi, i risparmiatori ne hanno approfittato per impiegare la liquidità tenuta per anni infruttifera sui conti bancari. Ora che i rendimenti dovrebbero iniziare a scendere con il taglio dei tassi, ecco perché parte della stampa parla di possibile boomerang. In pratica, le famiglie troveranno meno conveniente acquistare bond sovrani. E questo per il governo significa non potere proseguire con lo stesso successo sulla strada della nazionalizzazione del debito. Pur con ordini in calo rispetto alle prime tre edizioni, con la quarta emissione del BTp Valore sono stati raccolti poco meno di 65 miliardi in meno di un anno.
E quale sarebbe il boomerang paventato? Se le famiglie acquisteranno meno Buoni del Tesoro, teoricamente rischierebbe di non esserci domanda sufficiente per le copiose emissioni. In realtà, non è affatto così. Il taglio dei tassi farà tornare gli investitori stranieri, i quali con tassi più alti offerti da titoli come Bund e Treasury si sono spostati in questi anni verso i mercati “core”.
Buoni del Tesoro, banche italiane in arrivo?
Ci sarebbe un boomerang nel caso in cui emettere Buoni del Tesoro ci costasse di più, non di meno come accadrà. Ci sarà una ricomposizione della domanda, verosimilmente a svantaggio delle famiglie e a vantaggio degli istituzionali, banche italiane comprese. Queste ultime hanno alleggerito i loro portafogli, approfittando del maggiore interesse dei clienti. In questo modo, hanno ricostituito quei margini per tornare a fare shopping quando le prospettive si faranno nitidamente positive sui prezzi, specie sul tratto a lungo termine.