Vittoria legale per la titolare di un Buono fruttifero postale della serie Q acquistato nel 1989 per il valore di 5 milioni di lire. Il Tribunale civile di Torino ha dato ragione al possessore, condannando Poste Italiane a rimborsare 65.000 euro, anziché i 28.000 euro offerti alla scadenza dei 30 anni.
La vicenda va avanti da anni presso i tribunali d’Italia. Nel 1986, Poste Italiane distribuì presso i clienti un Buono fruttifero postale a 30 anni della serie Q. Ma continuò ad utilizzare i moduli della precedente serie P, i cui tassi d’interesse erano più vantaggiosi per i risparmiatori.
Buono fruttifero postale, tassi d’interesse a due cifre
A questo punto, siamo in grado di calcolare il rendimento dell’investimento. I 5 milioni di lire corrispondono a 2.582,28 euro. Questo significa che il giudice ha imposto a Poste Italiane di rimborsare alla cliente oltre 25 volte la cifra depositata nel 1989. Il tasso d’interesse medio annuo risulta essere stato, quindi, dell’11,35%. Certo, nel frattempo l’inflazione ha eroso un bel po’ il potere d’acquisto. Di quanto? Affidandoci agli indici ISTAT, i prezzi al consumo tra il 1989 e il 2019 sono cresciuti del 130% in Italia, circa il 2,8% medio all’anno.
Dunque, le vecchie 5 milioni di lire nel 2019 sarebbero corrisposte a poco meno di 6.000 euro. Ad ogni modo, il tasso d’interesse reale nel trentennio considerato è stato dell’8,55%. Dobbiamo anche considerare che sugli interessi la titolare dovrà versare allo stato il 12,5%, cioè 7.800 euro.