Volete acquistare bond ad alto rendimento e possibilmente non rischiosi? In teoria, sarebbe impossibile. Nella realtà, le cose stanno a volte un po’ diversamente. Geo Group è una società particolare, perché il suo business consiste nel gestire prigioni private e centri di detenzione per gli immigrati clandestini negli USA. Si tratta di un giro d’affari teoricamente minacciato dalla vittoria di Joe Biden alle elezioni presidenziali di novembre, così come dall’affermazione di vari candidati al Congresso contrari alle prigioni private.
Ad esempio, il bond con scadenza 1 aprile 2023 e cedola 5,125% (ISIN: US36159RAG83) si acquista sul mercato secondario a meno di 92 centesimi, offrendo un rendimento del 9,15%. E quello che scade il 15 ottobre 2024 con cedola 5,875% (ISIN: US36162JAA43) quota poco più di 85 centesimi, rendendo il 10,7%. Ancora meglio fa il bond 15 aprile 2026 e cedola 6% (ISIN: US36162JAB26), che tocca un rendimento del 13%.
Il 28% del fatturato di GEO dipende dai centri di detenzione per immigrati, il 14% dalle prigioni, principalmente in Florida e Arizona. E questo solo negli USA, perché la società ottiene contratti anche in diversi stati australiani. Dunque, parliamo di un business commissionato da emittenti sovrani con rating AAA, dunque massimamente affidabili. Il punto debole di GEO, da cui i rating molto bassi, dipende dall’essere esposta alle decisioni dei governi, per loro natura mutevoli. E, per quanto sopra detto, il ritorno della sinistra alla Casa Bianca non sarebbe di per sé una buona notizia. Ne siete sicuri?
Biden forse non è un rischio per il business di GEO
Guardate le azioni GEO: sotto gli 8 anni di amministrazione Obama guadagnarono il 33%, mentre nei 4 di Donald Trump hanno perso il 38%.
A conti fatti, a meno che davvero i democratici non vogliano porre fine alla gestione privata delle carceri, non sarebbe affatto detto che il loro ritorno al governo sia un cattivo affare per GEO. Anzi, la storia recente dimostrerebbe il contrario. E questo significherebbe anche che il suo debito obbligazionario resterebbe ampiamente deprezzato, pur essendosi ripreso dai minimi toccati alla vigilia delle ultime elezioni. Ci si porterebbe a casa rendimenti a due cifre, a fronte di rischi perlopiù solo teorici. Unico neo: nel 2024 scade oltre la metà dell’intero debito della società, cioè 1,5 miliardi di dollari. Quello sarà un periodo sensibile per il rinnovo dei bond, anche perché cadrà in un nuovo anno elettorale e, a quanto pare, le urne creerebbero scompiglio tra gli obbligazionisti.