Busta paga più ricca o più tempo libero? Come il work-life balance incide per i lavoratori

Molti lavoratori preferiscono avere più ferie rispetto ad una busta paga più ricca, ovviamente non è per tutti così.
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6 anni fa
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I lavoratori preferiscono lavorare meno e avere più tempo libero invece che passare tante ore in ufficio. In un periodo di crisi globale come questo, in cui l’Italia si trova molto spesso agli ultimi posti delle classifiche su occupazione e benessere, emerge che una larga fetta di dipendenti o occupati baratterebbe volentieri più ferie rispetto all’aumento di stipendio. Segno che i soldi non sempre fanno la felicità.

Più tempo libero per i lavoratori

Secondo il Rapporto Censis sul welfare aziendale è venuto fuori che il  58,7% dei lavoratori, quindi più della metà, trasformerebbero volentieri quote retributive in prestazioni di welfare.

I dipendenti insomma, sceglierebbero volentieri le ferie all’aumento di stipendio o almeno metterebbero al primo posto la possibilità di poter conciliare meglio la vita privata e lavoro. Ormai gli occupati passano gran parte della giornata davanti ad un computer o in un ufficio e non riescono a conciliare sempre bene la vita privata e il lavoro. Su 5 giorni di lavoro settimanali, facendo un rapido calcolo, considerando i tempi che si passano in ufficio a quelli per andare e tornare in auto o con i mezzi pubblici, a fine giornata resta davvero pochissimo tempo da poter dedicare ad altro che non sia la cena.  

Il 73,6% dei dirigenti e quadri rappresentano la percentuale di lavoratori più favorevoli a questo concetto, seguiti dai lavoratori che hanno figli fino a 3 anni, per il 68,2%, i laureati per il 63,5%, e i lavoratori con redditi medio-alti per il 62,2%. Emerge, dunque, che chi baratterebbe più ore di tempo libero invece che una busta paga un pò più alta sono soggetti che già guadagnano bene o che hanno necessità precise. La questione delle ore lavorative settimanali è però da tempo aperta. Basti pensare che in Germania è stato firmato un accordo dal sindacato dei metalmeccanici e l’organizzazione degli industriali tedeschi per ridurre da 35 a 28 le ore settimanali per un paio d’anni.

Il tutto proprio per permettere ai lavoratori di avere più tempo libero da dedicare alla famiglia. D’altronde anche l’Ocse aveva fatto notare come il benessere personale era legato al tempo che un individuo riesce a dedicare alla famiglia e alla vita privata.

L’importanza del work-life balance

Come riporta anche il Corriere, secondo l’indagine Employer brand research 2018 di Randstad, il welfare ha un peso anche nella scelta dell’azienda da parte di chi cerca lavoro. In base alle 5.855 persone intervistate in Italia, tra i fattori importanti che incidono sulla scelta risulta per il 55% il «work-life balance» ossia quanto i lavoratori riescono a bilanciare lavoro e vita privata. A questi parametri si aggiungono anche retribuzione, i benefit e atmosfera di lavoro. Dalla ricerca emerge che gli italiani che lasciano il lavoro lo fanno maggiormente per problemi con il work-life balance e per lo stipendio basso.

E non sarebbero poche le aziende italiane, anche tra grandi nomi, che hanno messo i dipendenti davanti ad una scelta: più tempo libero o una busta paga più ricca? E per una percentuale elevata la risposta non si è fatta attendere.

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